Bimba morta a Milano, parla il compagno di Alessia Pifferi: emergono altri dettagli spinosi
La versione di Mario Angelo D'Ambrosio, il compagno di Alessia Pifferi: emergono altri dettagli sulla vicenda
Emergono altri dettagli sulla vicenda di Alessia Pifferi, la madre che ha lasciato sola la figlia Diana per giorni trovandola poi senza vita. Nelle scorse ore ha parlato il suo compagno, Mario Angelo D’Ambrosio, 58 anni, di professione elettricista e residente a Leffe, in provincia di Bergamo.
- La versione del compagno di Alessia Pifferi
- D'Ambrosio: "Mi aveva giurato di non essere incinta"
- D'Ambrosio: "Mi diceva che preferiva venire da me senza la figlia per 'respirare'"
La versione del compagno di Alessia Pifferi
L’uomo, che al momento figura come testimone, è stato ascoltato dal pm Francesco De Tommaso, al quale ha detto di aver scoperto che Pifferi fosse incinta “il giorno in cui ha partorito”. I fatti risalgono quindi a prima che Diana nascesse, vale a dire ai primi incontri che ebbero Alessia e Mario Angelo.
Nelle scorse ore, al gip che ha convalidato l’arresto (ma escluso per ora l’ipotesi della premeditazione nell’omicidio della bambina), la 37enne ha detto di aver conosciuto D’Ambrosio nel luglio 2020. “Da quel momento – ha spiegato Pifferi – abbiamo iniziato a frequentarci assiduamente cominciando una relazione fatta di alti e bassi, da agosto 2020 fino a gennaio 2021”.
Il cancello della casa in cui è morta la piccola Diana
“Fino alla nascita di Diana, alla fine di gennaio – ha aggiunto Pifferi, citata dal Giorno – abbiamo convissuto tranquillamente a Leffe. E io e la bimba stiamo rimaste in ospedale a Bergamo per quasi due mesi. Poi lui mi ha lasciata”.
D’Ambrosio: “Mi aveva giurato di non essere incinta”
La versione offerta da D’Ambrosio, come riportato da Open, ha aggiunto altri dettagli relativi al caso. L’uomo ha dichiarato che durante la convivenza a Leffe ha avuto qualche dubbio che la donna fosse incinta. Anche perché c’erano una serie di indizi che lo lasciavano intendere. Tuttavia D’Ambrosio non se ne accorse, anche perché, sempre secondo la sua versione, Pifferi negò di aspettare una bimba.
“Durante la convivenza – ha spiegato l’elettricista – un sospetto mi era venuto perché non aveva mai il ciclo e perché aveva una pancia che continuava ad aumentare. Lei però mi aveva giurato di non essere incinta”.
I due avevano poi interrotto la relazione lo scorso gennaio, salvo poi riprenderla ai primi giorni di giugno: “A volte venivo io a Milano e c’era anche Diana – ha raccontato D’Ambrosio – e a volte veniva lei durante il weekend da me a Leffe, dicendomi sempre che la bambina era con la sorella Viviana o con una babysitter che si chiamava Jasmine”.
D’Ambrosio: “Mi diceva che preferiva venire da me senza la figlia per ‘respirare'”
Si è poi scoperto che non c’era alcuna babysitter con Diana. Quando l’uomo domandava alla fidanzata perché non portasse la bambina a casa sua, lei diceva che “preferiva venire da me senza la bimba, così poteva finalmente “respirare”, si sentiva più libera”. In questo caso la versione di D’Ambrosio e di Pifferi combaciano, in quanto tale giustificazione è stata resa dalla stessa madre davanti al gip.
Infine il triste epilogo. Nell’ultima settimana di vita di Diana, D’Ambrosio e Pifferi hanno trascorso insieme quasi sette giorni. Dopodiché la donna è tornata a Milano, trovando la figlia morta. A quel punto ha chiamato il compagno: “Diana è morta”. Lui avrebbe ricevuto la notizia con sconcerto, domandando spiegazioni: “Cosa hai fatto? La babysitter l’hai sentita?”. Quella babysitter non è mai esistita.