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CRONACA NERA

Alessia Pifferi, ascoltato l’uomo che ha lasciato il sedativo in casa della donna: cosa è emerso

Alessia Pifferi e la morte di stenti della piccola Diana: trapelano altri dettagli sul caso

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Diana, piccina di soli 18 mesi, è deceduta di stenti, per la fame e la disidratazione, nel piccolo appartamento al primo piano di una casa di corte in via Parea a Ponte Lambro, Milano. Sua madre, Alessia Pifferi, l’ha abbandonata per sei lunghi giorni, rincasando mercoledì scorso. La bimba pare che fosse morta da circa 24 ore. Questo è ciò che è emerso dall’autopsia, seppur serviranno esami più dettagliati per definire con precisione il momento esatto in cui la piccola ha esalato l’ultimo respiro.

Le indagini

Sul caso continuano a lavorare gli uomini della squadra mobile, guidati da Marco Calì e coordinati dal pm Francesco De Tommasi. Per chiarire con precisione l’accaduto, si attendono altri esami e approfondimenti. In particolare saranno i test tossicologici e sui tessuti a rivelare altri dettagli della vicenda. Saranno utili a individuare la causa esatta del decesso della bimba.

Cosa potrebbero rivelare le analisi sul biberon

Si attendono anche le analisi sul biberon lasciato dalla madre nella culla. A breve la polizia scientifica si concentrerà sull’oggetto. Si è fatta strada l’ipotesi che dentro al biberon ci potesse essere benzodiazepine. Se fosse accertato ciò, troverebbe una spiegazione il fatto che nessuno dei vicini di casa di Alessia Pifferi abbia sentito piangere la piccola in quanto sarebbe stata sedata.

Inoltre, sempre se dovesse essere appurato che nel biberon è stato messo benzodiazepine, si aggraverebbe la posizione della madre che si ritroverebbe anche a rispondere del capo di imputazione di omicidio volontario “nell’ipotesi dell’omissione” con il “dolo pieno” e la premeditazione.

Il giallo sul flacone di “En”

Alessia Pifferi aveva detto ai soccorritori che in cucina c’era un flacone di “En”, un sedativo, vuoto per tre quarti. Chi indaga sta cercando di capire se la sostanza rimasta nel flacone sia effettivamente il potente tranquillante.

Pifferi ha poi raccontato agli inquirenti che quella sostanza l’aveva in casa perché l’aveva lasciata lì un uomo con cui aveva avuto in passato un fugace rapporto intimo.

La versione è stata confermata dal diretto interessato, ascoltato ieri dagli investigatori. L’uomo ha dichiarato, come riferisce Il Corriere della Sera, di aver lasciato a casa della donna il flacone, ma non ricorda quanto sedativo fosse rimasto.

Fonte foto: ANSA

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