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Alessandro Impagnatiello rischia l'ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano: la data della sentenza

Femminicidio di Giulia Tramontano, il fidanzatao Alessandro Impagnatiello rischia l'ergastolo: le accuse delle pm di Milano in Corte d'Assise

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Alessandro Impagnatiello rischia l’ergastolo. Lo hanno chiesto le pm di Milano, Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, lunedì 11 novembre, al termine della requisitoria. L’ex barman è a processo in Corte d’Assise per il femminicidio della fidanzata Giulia Tramontano, uccisa a coltellate il 27 maggio 2023 mentre era al settimo mese di gravidanza. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver ucciso la convivente. Deve anche rispondere di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere. La sentenza è attesa lunedì 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Perché Alessandro Impagnatiello rischia l’ergastolo

La Procura ha chiesto l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello chiedendo ai giudici di non riconoscere le attenuanti generiche.

La pm Letizia Mannella ha parlato di “viaggio nell’orrore” riferendosi al femminicidio, aggiungendo che “non c’è stato un momento di cui possiamo spendere una parola favorevole nel valutare il comportamento di Impagnatiello”.

Le pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo all’udienza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano

E ancora: “Non c’è stato un momento in cui ha avuto un serio ripensamento su quello che ha fatto, mai una parola per Giulia, per la famiglia e il bambino. Non ha mai dato prova di un sincero cambiamento, ha sempre cercato di manipolare le persone“.

Giulia Tramontano ricordata in aula dalla pm

La pm Alessia Menegazzo, durante la requisitoria, ripercorso le tappe del “viaggio nell’orrore, un orrore che ha portato all’omicidio di Giulia Tramontano e del suo bambino, trucidati con 37 coltellate con inaudita violenza il 27 maggio 2023″.

La procuratrice ha aggiunto che il femminicidio è stato “l’epilogo drammatico di un piano omicidiario iniziato molti mesi prima“, di un “progetto mortale a lungo premeditato” per uccidere la compagna dato che, secondo lei, “l’imputato programmava da mesi l’omicidio, tentando di eliminare madre e figlio con la somministrazione di veleno“. Un piano descritto come una partita a scacchi, culminato con “l’ultima mossa” che ha previsto anche di rendere “cenere il cadavere per cancellare ogni prova“, con tanto di “denuncia di scomparsa per allontanamento volontario” presentata dallo stesso Impagnatiello il giorno dopo averla uccisa col tentativo di depistare le indagini, con riferimenti al fatto che “la povera Giulia soffrisse di depressione e che aveva già tentato il suicidio. Questa è l’informazione che lui fa veicolare”, ha detto la pm, definendola “indicativa del suicidio che in realtà voleva simulare“.

Menegazzo ha parlato di Impagnatiello come di una persona con “tratti di ‘narcisismo mortale‘, ha ammesso i fatti solo quando è stato messo con le spalle al muro, con un ennesimo tentativo di manipolare la realtà a suo vantaggio, non è stata una confessione spontanea“.

I periti, hanno riferito le pm, “ci hanno detto che è uno psicopatico, razionale, stratega, con mancanza di empatia“, tanto che avrebbe manipolato anche i suoi parenti, inducendo “suo fratello e sua madre a mentire ai carabinieri“, facendo dire che “non ha un garage, perché nel garage c’è il corpo martoriato di Giulia”.

Poi ha ricordato Giulia Tramontano sottolineando che “nei processi per omicidio spesso si parla solo degli imputati. Noi invece dobbiamo parlare anche di Giulia, glielo dobbiamo. Era una donna straordinariamente forte, pronta a occuparsi del suo bambino con l’aiuto della sua meravigliosa famiglia a ha provato a lasciare Impagnatiello tre volte. Abbiamo lavorato con tutte le nostre forze per fare in modo che la famiglia abbia la giustizia che merita“.

La reazione di Alessandro Impagnatiello in aula

Come riferito dall’Ansa, Impagnatiello ha assistito alla requisitoria seduto nella gabbia degli imputati con lo sguardo sempre impassibile e con la testa spesso chinata.

Ha espresso la volontà di non essere fotografato né ripreso.

In aula i familiari di Giulia Tramontano

In aula anche i familiari della vittima tra cui la madre Loredana Femiano, il padre Franco e il fratello Mario.

Da tempo chiedono l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello.

Prima della requisitoria, la madre aveva scritto su Instagram: “Cara Giulia, non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima”.

Sempre su Instagram aveva scritto un messaggio anche la sorella: “Non c’è giorno in cui non ci manchi. Il tuo ricordo è la nostra forza, la tua assenza il nostro silenzio più profondo. Sei parte di noi, oggi e per sempre”.

Cosa succede adesso: la data della sentenza

La data della sentenza è prevista per lunedì 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Per Alessandro Impagnatiello, l’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo e l’isolamento diurno per 18 mesi.

Il femminicidio di Giulia Tramontano

Giulia Tramontano è stata uccisa il 27 maggio 2023 a Senago.

Alessandro Impagnatiello, fidanzato della vittima e padre di Tiago, il bimbo che la donna portava in grembo, ha confessato il femminicidio.

Come ricordato dalla Procura durante l’udienza di lunedì 11 novembre, c’erano “indizi schiaccianti di sangue sull’auto e nell’appartamento” e solo per questo Impagnatiello ha confessato.

Secondo le pm, Giulia Tramontano “ha firmato la propria condanna a morte quando gli ha detto che aspettava un bambino”.

Tra le menzogne menzionate dall’accusa, anche quella sul veleno per topi, che Impagnatiello aveva detto in aula di aver somministrato alla compagna per due volte allo scopo di indurle un aborto: “Ha provato a manipolare tutti i dati processuali: c’è stato un avvelenamento sistematico. Ha provato a farci credere che il topicida era diretto all’interruzione della gravidanza e, smentendo tutti i risultati scientifici dell’autopsia, ha detto che le avrebbe somministrato veleno solo due volte. Peraltro in una scena raccapricciante da film dell’orrore, cioè mentre Giulia dormiva. Non è andata così. La quantità di veleno purtroppo era tale da aver superato la placenta. Non sono state due somministrazioni”.

Fonte foto: ANSA

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