Alberto Scagni massacrato di botte in carcere: l'ergastolo per l'omicidio della sorella, denuncia della madre
Alberto Scagni, recluso nel carcere di Sanremo per l’omicidio della sorella, è stato sequestrato e picchiato da altri detenuti: denuncia della madre
Recluso nel carcere di Sanremo per aver ucciso la sorella, il 42enne Alberto Scagni è stato sequestrato e torturato da altri detenuti, e si è salvato grazie all’intervento della polizia penitenziaria. Ferito anche un agente. La denuncia della madre: “Lo Stato finirà per restituirci un cadavere anche con Alberto”.
- Alberto Scagni, assassino della sorella
- Le aggressioni in carcere
- L’intervento degli agenti
- Le parole della madre
Alberto Scagni, assassino della sorella
Il primo maggio del 2022 Alberto Scagni, residente a Genova, uccise con 24 coltellate la sorella Alice, con la quale i rapporti erano da tempo tesi a causa delle continue richieste di soldi dell’uomo, dopo averla aspettata per diverse ore sotto casa.
Scagni aveva dilapidato quanto risparmiato per lui dai genitori, e aveva atteggiamenti persecutori nei confronti di alcuni parenti e vicini. Per questi motivi gli stessi genitori avevano avvisato il 112, che però “non ha fatto nulla quando lo abbiamo chiamato, non ha cercato Alberto”, come raccontato dalla madre dell’uomo, Antonella Zarri.
Il coltello con il quale Scagni ha ucciso la sorella venne trovato sul tavolo del suo appartamento. Per lui la procura aveva chiesto la condanna all’ergastolo, venendo alla fine condannato a 24 anni e sei mesi di reclusione. Ma dentro il carcere, Alberto pare rischiare continuamente la vita.
Le aggressioni in carcere
Era già successo nel carcere di Genova Marassi che Alberto Scagni venisse pestato, in quel caso da un detenuto di origine rumena che, come riportato da TgCom24, aveva trovato un ritaglio di giornale che riportava la condanna di Scagni per l’omicidio della sorella.
Trasferito quindi nel carcere di Valle Armea di Sanremo, nella sezione per i detenuti protetti, le condizioni non sono però migliorate di molto. Scagni è stato infatti sequestrato e torturato da due detenuti di nazionalità marocchina che stanno scontando una pena per violenza sessuale aggravata.
I due detenuti pare fossero ubriachi, avendo ottenuto alcool facendo macerare della frutta, e sotto effetto di psicofarmaci. In una nota rilasciata dal Sappe (il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), il segretario regionale Vincenzo Tristaino ha affermato che Scagni è stato “torturato per ore, fin quasi a ucciderlo”.
L’intervento degli agenti
I due sequestratori, che “hanno spaccato tutta la cella” e hanno “tenuto sotto minaccia e chiuso in bagno” un quarto detenuto presente, sono poi stati fermati da un “gruppo di agenti, coordinati dal vicecomandante presente sul posto, ha fatto irruzione con caschi protettivi e scudi, facendo strada ad altri poliziotti per salvare l’ostaggio e portarlo in ospedale”.
Scagni è stato “torturato, picchiato a sangue con una violenza inaudita, è ricoverato in ospedale con ferite, anche da taglio e contusioni in tutto il corpo”. Nell’azione degli agenti “risulterebbe un solo poliziotto ferito, con due costole rotte”.
Le parole della madre
Duro l’intervento della madre di Scagni, che teme “una nuova aggressione”. Secondo la donna “lo Stato ha fatto in modo che Alice morisse, e finirà per restituirci un cadavere anche con Alberto […] Ci ha abbandonato nella figura delle istituzioni di salute mentale e delle forze di polizia” ha detto la signora Zarri, riferendosi alle “telefonate di minacce di morte registrate” e alle “richieste di aiuto. E lo Stato non ha fatto in modo che Alice non morisse”.
“Mia figlia è stata una coraggiosa vittima che è andata incontro al suo assassino – ha poi aggiunto la donna -. Ed io, mamma di una giovanissima mamma uccisa, oggi sto in pena per la vita del suo omicida. [… ] Se Alberto fosse stato messo per tempo in Tso, in una situazione di sua sicurezza psichica, non avrebbe avuto il delirio che lo ha portato a fare quello che ha fatto”.