Omicidio Alice Scagni, indagati due poliziotti e un medico per omessa denuncia: svolta nel caso
Due poliziotti sarebbero colpevoli aver ignorato la richiesta di aiuto della famiglia: tutte le novità sull'omicidio di Alice Scagni
Svolta nel caso dell’omicidio di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto nel maggio 2022. Dalla seconda inchiesta emerge che tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati: si tratta di due poliziotti e un medico del Centro Salute Mentale.
- Il caso Alice Scagni a una svolta: tre indagati per omissione
- Il caso
- Il ruolo della Questura
- La madre: "Ho il cuore che è una pietra pesante"
Il caso Alice Scagni a una svolta: tre indagati per omissione
Nell’ambito della seconda indagine aperta sull’omicidio Alice Scagni tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati.
Si tratta di due poliziotti e di un medico del Centro Salute Mentale. I tre sono indagati a vario titolo di omissione di atti d’ufficio e omessa denuncia, grazie ad un esposto presentato dalla famiglia della vittima.
Genova, via Nicola Fabrizi, quartiere Quinto. Alle 21:30 del 1° maggio 2022 Alice Scagni è stata uccisa dal fratello Alberto
Nello specifico, il medico – una dottoressa – del Centro Salute Mentale avrebbe preso troppo tempo nonostante le ripetute richieste della famiglia di far ricoverare il figlio Alberto. I poliziotti, invece, non sarebbero intervenuti tempestivamente nel giorno stesso dell’omicidio, prima che il delitto si consumasse, quando i genitori di Alice Scagni segnalavano le minacce del figlio.
Come ricostruisce ‘Corriere della sera’, nel pomeriggio dell’1 maggio 2022 Alberto avrebbe urlato al padre: “Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Se non trovo i soldi sul conto tra 5 minuti, lo sai dove ca**o sono?”.
A seguito dell’iscrizione dei poliziotti e del medico nel registro degli indagati, l’avvocato della famiglia Fabio Anselmo ha commentato: “La notizia che finalmente ci sono tre indagati sulle omissioni gravi che si sono manifestate in questa drammatica vicenda non può non farmi piacere, è un primo passo verso l’accertamento della verità“.
Il caso
Il 1° maggio 2022, nel quartiere Quinto di Genova, si è consumato l’omicidio di Alice Scagni. La 34enne alle 21:30 stava portando a passeggio il cane nella strada sotto casa.
Ad attenderla c’era il fratello Alberto, 42 anni, con il quale i rapporti erano tesi da tempo. I due avevano iniziato a litigare e lui, sotto gli occhi di alcuni residenti, aveva estratto un coltello e aveva colpito Alice ripetutamente.
Il primo a soccorrere Alice era stato il marito, ma i soccorsi si erano rivelati inutili. Poco prima dell’omicidio, Alberto aveva pubblicato messaggi confusi sui social.
Dopo aver ucciso la sorella, il 42enne si era allontanato dal luogo del delitto per poi essere rintracciato poco dopo in un locale della zona.
Il ruolo della Questura
Secondo la ricostruzione pubblicata da ‘Corriere della sera’, lo stesso giorno dell’omicidio Alberto avrebbe inveito contro il padre minacciando di uccidere la sorella.
Per questo i familiari avevano telefonato al 112, ma dalla Questura avrebbero risposto: “Non facciamola tragica“, per poi aggiungere che in quel momento non ci sarebbero state auto a disposizione per intervenire sul posto.
Questo è quanto contestato dalla famiglia sin dall’inizio e che oggi, lunedì 14 novembre, trova una risposta nell’iscrizione dei tre personaggi nel registro degli indagati.
La madre: “Ho il cuore che è una pietra pesante”
In una nota inviata all”Ansa’ Antonella Zarri, madre della vittima Alice e del carnefice Alberto, ha dichiarato: “Non siamo ancora persone offese per la legge ma vedere che la giustizia fa il suo corso verso la verità ce lo ricorda con dolore insopportabile, amplificato. Il danno per noi sono due figli persi“.
Ancora: “La verità che si fa strada e di cui noi siamo certi è che sono stati rubati. Ho il cuore che è una pietra pesante. Ci auguriamo ora trasparenza sugli atti, la possibilità che i nostri diritti di genitori possano essere tutelati grazie anche al nostro avvocato Fabio Anselmo”.