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Aggressione al giornalista Andrea Joly a Torino: 4 militanti di Casapound agli arresti domiciliari. Le accuse

Aggressione a Torino, arresti domiciliari per quattro militanti di Casapound: avevano pestato il giornalista Andrea Joly

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Arresti domiciliari: questa l’ordinanza eseguita dalla polizia di Stato per quattro dei cinque militanti di Casapound ritenuti responsabili dell’aggressione del giornalista Andrea JolyTorino lo scorso 20 luglio. Le accuse sono violenza privatalesioni personali aggravate. Si sono concluse così le indagini guidate dal pm Paolo Scafi e condotte dagli uomini della Digos del dirigente Carlo Ambra, le stesse che avevano portato a individuare i responsabili del pestaggio circa 48 ore dopo i fatti del Circolo Asso di Bastoni, sede di Casapound Italia del capoluogo piemontese.

Casapound, quattro arresti

La mattina di giovedì 22 agosto la polizia di Stato ha eseguito quattro misure cautelari nei confronti dei presunti esponenti di Casapound coinvolti nell’aggressione al giornalista Andrea Joly de La Stampa, avvenuta il 20 luglio in via Cellini di fronte al Circolo Asso di Bastoni, sede torinese di Casapound.

Le indagini sono state guidate dal pm Paolo Scafi e condotte dagli agenti della Digos al comando di Carlo Ambra. Due i reati contestati: violenza privata e lesioni personali aggravate.

Il giornalista de ‘La Stampa’ Andrea Joly è stato vittima di un’aggressione da parte di cinque militanti di Casapound a Torino il 20 luglio. La Procura ha disposto gli arresti domiciliari per quattro presunti responsabili

Come riporta Corriere della sera, per l’aggressione del 20 luglio ci sarebbe un quinto indagato contro il quale, tuttavia, la Procura non ha ancora disposto alcuna misura cautelare.

Per il momento il giornalista Andrea Joly non ha commentato la notizia, ma non si escludono future dichiarazioni in merito.

L’aggressione al giornalista Andrea Joly

I fatti risalgono alla sera del 20 luglio. Andrea Joly si trovava in via Cellini per documentare un raduno di neofascisti che celebravano il sedicesimo anno del circolo Asso di Bastoni, sede torinese di Casapound. Il giornalista era stato attirato dai cori che si sentivano in lontananza, quindi si era avvicinato per fare qualche ripresa con il suo smartphone.

Una volta arrivato, la sua presenza era stata notata da alcuni militanti i quali, con atteggiamenti intimidatori, si erano avvicinati per chiedergli se fosse uno dei loro. Successivamente gli avevano intimato di consegnare loro il telefono.

Andrea Joly, avvertito il pericolo, aveva provato a dialogare e ad allontanarsi ma subito dopo era stato colpito con calci e pugni. Uno dei militanti, inoltre, gli aveva messo le mani al collo al punto che il giornalista si era sentito soffocare. I neofascisti avevano mollato la presa solamente dopo che alcuni residenti, affacciati alla finestra, avevano minacciato di chiamare la polizia. In quel momento Joly era riuscito a divincolarsi.

Dopo l’aggressione, Andrea Joly si era recato all’ospedale Molinette per ricevere assistenza medica e per denunciare l’accaduto.

La replica di Casapound e le parole di La Russa

Dopo l’aggressione, ma soprattutto dopo la grande risonanza mediatica della vicenda, Casapound Italia aveva invitato Andrea Joly a un confronto sulla violenza politica, ponendo la condizione che il giornalista non facesse riprese e non agisse per procacciarsi visibilità sui social.

L’episodio aveva scatenato un dibattito politico. Tra i tanti commenti, quello di Ignazio La Russa aveva sollevato polemiche. Il presidente del Senato aveva parlato di “assoluta e totale condanna” nei confronti degli aggressori, ma aveva contestato l’operato di Andrea Joly con queste parole:

Ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. Ho letto che non si è mai dichiarato giornalista, non vorrei che ci fossero metodologie che innescano reazioni, non sto giustificando niente ma non credo che passasse lì per caso e sarebbe stato bello se lo avesse dichiarato.

Fonte foto: ANSA

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