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Afragola, arrestati due frati: "Foto e chat imbarazzanti nei telefoni", rapina per coprire abusi sessuali

Due frati sono stati arrestati ad Afragola, in provincia di Napoli, dopo una rapina che sarebbe stata organizzata per coprire degli abusi sessuali

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Due frati figurano tra i sei arrestati dai carabinieri di Afragola nell’ambito delle indagini su una rapina che, secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Napoli Nord, sarebbe stata eseguita su mandato proprio di uno dei due frati per coprire degli abusi sessuali compiuti ai danni di due vittime maggiorenni.

Chi sono i frati arrestati ad Afragola

I due religiosi finiti in carcere, stando a quanto riportato dall’agenzia ANSA, sono padre Domenico Silvestro, parroco della basilica di Sant’Antonio di Afragola, in provincia di Napoli, e padre Nicola Gildi, all’epoca dei fatti di stanza nella stessa parrocchia e oggi rintracciato dai carabinieri nel convento “Santa Maria Occorrevole” di Piedimonte Matese (in provincia di Caserta).

Padre Domenico è considerato il mandante di una rapina commissionata lo scorso 26 aprile ai danni di due uomini (uno dei quali è extracomunitario), ritenuti vittime di abusi sessuali da parte dei due prelati che intendevano impossessarsi dei loro cellulari, sui quali ci sarebbero state le prove delle violenze.

I due frati e le altro quattro persone coinvolte nell’inchiesta sono stati arrestati dai carabinieri di Afragola, in provincia di Napoli.

La rapina e gli abusi: “Immagini e chat imbarazzanti”

Come riportato ancora da ANSA, le due vittime avrebbero memorizzato sui telefoni cellulari “immagini e chat a dir poco imbarazzanti, che avrebbero potuto creare seri problemi ad alcuni frati dei monasteri in cui avevano lavorato le stesse vittime”.

L’obiettivo della rapina commissionata lo scorso 26 aprile era mettere le mani proprio su quei dispositivi.

L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Cesare Sirignano.

Fonte foto: iStock

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