Addio a Harry Belafonte: il cantante e attivista per i diritti umani è morto a 96 anni
Si è spento a 96 anni nella sua casa di Manhattan Harry Belafonte, il “re del calypso”, il primo artista a vendere più di un milione di copie
Musica in lutto per la morte di Harry Belafonte. Il cantante, musicista, attore e attivista dei diritti umani si è spento a 96 anni nella sua casa dell’Upper West Side di Manhattan. L’annuncio è stato dato dal suo portavoce, tramite il New York Times.
L’annuncio della morte
“Harry Belafonte, che ha preso d’assalto le classifiche pop e abbattuto le barriere razziali negli anni ’50 con il suo personalissimo marchio di musica popolare, e che è diventato una forza importante nel movimento per i diritti civili, è morto a 96 anni”.
Questo l’annuncio con il quale il New York Times, tramite lo storico portavoce di Belafonte, Ken Sunshine, ha dato la notizia della morte del cantante nato a New York nel 1927.
L’artista, nato nel quartiere di Harlem da genitori giamaicani, è morto in seguito a una insufficienza cardiaca. Tra i suoi grandi meriti, quello di aver fatto diventare la musica caraibica un fenomeno musicale e culturale.
Harry Belafone, il “re del calypso”
Harold George Bellanfanti Jr., questo il vero nome di Belafonte, iniziò la sua carriera musicale sul finire degli anni Quaranta, e già nel 1952 incise il suo primo singolo, Matilda.
Nel giro di pochissimo tempo, prima con l’album omonimo Belafonte e successivamente con Calypso, Belafonte ottenne un successo clamoroso, diventando il primo artista a vendere oltre un milione di copie con un solo album.
Un successo dovuto a canzoni come Day-O (The Banana Boat Song) e Jamaica Farewell, presenti proprio nell’album Calypso che lo ha reso immortale e conosciuto in tutto il mondo.
Attivista per i diritti civili
Oltre alla carriera musicale, interrotta solo nel 2003 e ricca di lavori e successi, Belafonte è stato attore e, soprattutto, un attivista per i diritti civili.
Belafonte è stato molto attivo negli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti, sostenendo il movimento per i diritti civili degli afroamericani, aiutando anche economicamente gli sforzi del reverendo Martin Luther King e finendo nella famosa “Hollywood Blacklist”.
Oltre alla lotta per i diritti dei neri d’America, Belafonte ha devoluto spesso parte dei guadagni dei suoi concerti per cause umanitarie in giro per il mondo, divenendo anche nel 1987 ambasciatore per l’Unicef, carica che ha mantenuto fino alla sua morte.