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Abusi sessuali nella RSA, parla l'operatore socio-sanitario ripreso mentre molestava le pazienti: "Curatemi"

San Donà di Piave, l'operatore socio-sanitario accusato di abusi sessuali nella RSA ha chiesto di essere curato

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Si aggiunge un nuovo tassello nel caso degli abusi sessuali nella RSA “Monumento ai caduti” di San Donà di Piave (Venezia), al centro di un’indagine dei carabinieri. Davide Barresi, operatore socio-sanitario al quale sono stati contestati probabilmente i reati più gravi, è stato arrestato il 25 novembre 2022 e nelle ultime ore ha espresso il desiderio di essere curato.

Abusi nella RSA, parla l’operatore Barresi

Come riporta ‘Il Gazzettino’, Davide Barresi ha chiesto la possibilità di essere curato attraverso i suoi legali Giorgio e Luca Pietramala, i quali si erano visti rigettare la richiesta di perizia psichiatrica da parte del pm Andrea Petroni.

Ora i difensori di Barresi sono pronti a presentare la richiesta di incidente probatorio sul tavolo del giudice per le indagini preliminari, mentre il loro assistito sostiene di non aver mai perpetrato maltrattamenti nei confronti dei pazienti.

San Donà di Piave (VE), l’operatore sanitario accusato di violenza sessuale nella RSA chiede di essere curato

Barresi, ricordiamo, dopo il suo arresto avvenuto il 25 novembre 2022 si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Le accuse di violenza sessuale

Secondo le indagini, tra il 16 novembre e il 25 novembre 2022 – giorno del suo arresto – Davide Barresi si sarebbe macchiato di ben 13 episodi di violenza sessuale durante i quali approfittava del riposo degli ospiti per masturbarsi, mimare o portare a termini veri e propri atti sessuali, il tutto ripreso dalle videocamere monitorate dai carabinieri.

Secondo il sostituto procuratore Andrea Petroni, Barresi approfittava “delle condizioni di inferiorità fisica e psichica delle pazienti ospiti della casa di riposo”.

Come ricostruisce ‘Il Gazzettino’, per Davide Barresi non si tratta delle prime accuse: anni prima era stato coinvolto in un’indagine analoga mentre lavorava all’ospedale psichiatrico di Agordo (Belluno) e condannato in primo grado. In seguito era stato assolto dalla Corte d’Appello di Venezia.

Il caso

La vicenda giudiziaria ha avuto inizio nell’ottobre 2022, quando una donna si era allarmata notando che sua madre, ricoverata presso la struttura, presentava dei lividi sul corpo. Per questo il medico curante aveva presentato tre esposti e si era messa in moto anche la nuova direzione con un’indagine interna.

I reati peggiori si consumavano nella cosiddetta Ala Viola della RSA “Monumento ai Caduti”, il tutto aggravato da un pesante clima di omertà tra gli operatori.

Per questo i carabinieri avevano installato delle telecamere, prima in due stanze e poi in sette locali, evidenziando quanto fosse estesa la rete di violenze perpetrate contro gli ospiti.

Ad aggravare l’intero impianto investigativo è stata la morte di una paziente, con la salute compromessa già dal mese di febbraio per via di una frattura alle costole. Ricoverata all’ospedale per il peggioramento delle sue condizioni di salute, in poco tempo l’anziana è deceduta a seguito di un versamento polmonare.

Per questo sul corpo della donna è stata disposta l’autopsia che determinerà un collegamento tra le ferite riportare e i maltrattamenti contestati.

Nella giornata di martedì 14 marzo i carabinieri della compagnia di San Donà di Piave hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare contro 4 operatori firmata dal pm Petroni.

Fonte foto: iSTOCK

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