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Vittorio Sgarbi indagato per autoriciclaggio di beni culturali: la sua versione sul dipinto di Rutilio Manetti

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è indagato in relazione al caso del dipinto di Rutilio Manetti: la sua versione su quanto accaduto

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è indagato in relazione al caso del dipinto di Rutilio Manetti.

L’indiscrezione su Vittorio Sgarbi indagato

Ad anticipare la notizia è stato ‘Il Fatto Quotidiano’, secondo cui Vittorio Sgarbi sarebbe indagato per furto di beni culturali. Ci sarebbe, infatti, un fascicolo con iscrizione e una prima ipotesi di reato sul caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti trafugato dal Castello di Buriasco nel 2013, che sarebbe riapparso a Lucca nel 2021 come “inedito” di proprietà di Vittorio Sgarbi.

Il fascicolo sarebbe stato aperto dalla Procura di Imperia come derivazione di un’altra indagine per cui Sgarbi rischierebbe il processo per “esportazione illecita di opere d’arte”, legata a un dipinto attribuito al Valentin de Boulogne.

Vittorio Sgarbi.

La versione di Vittorio Sgarbi

L’avvocato maceratese Giampaolo Cicconi, che assiste Vittorio Sgarbi in altri procedimenti, ha precisato all’agenzia ‘ANSA’: “Dalla procura della Repubblica di Macerata non è arrivata alcuna comunicazione di ipotesi di reato, né al sottosegretario Vittorio Sgarbi e tantomeno al sottoscritto. Quello che sappiamo è quanto letto sulla stampa e già questo è singolare”.

Il legale ha sottolineato l’eventuale “violazione del segreto istruttorio” nel caso in cui l’iscrizione sul registro degli indagati fosse confermata per il sottosegretario.

La conclusione di Cicconi: “A oggi non siamo in grado di commentare alcunché e, se mai dovesse arrivare la notifica dalla procura, spetterà al sottosegretario Sgarbi decidere a chi affidare l’eventuale assistenza”.

‘ANSA’ riporta anche il commento di Vittorio Sgarbi: “Io non ho ricevuto nessun avviso d’indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso e per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l’unico reato di cui ci sia evidenza”.

Il sottosegretario ha parlato di “ennesima diffamazione“.

La versione di Sgarbi: “Da quello che si legge, l’opera è stata malamente tagliata. Quella in mio possesso è in buone condizioni e con una stesura pittorica ben conservata e uniforme. Qualunque valutazione va fatta sull’opera di cui quella rubata è manifestamente una copia, come tutte quelle conservate in quel castello di cui nessuno si è preoccupato. Né credo sia un reato fare eseguire la fotografia di un’opera di cui tutti gli esperti hanno visto l’originale esposto a Lucca”.

Il comunicato prosegue così: “Che la Procura d’Imperia abbia trasmesso gli atti a Macerata come sede competente è una notizia che potrebbe avere un senso se, come la legge prevede, io ne fossi a conoscenza. Ma così non è. Dovrebbe infatti essere un magistrato, non un giornalista, a stabilire su cosa indagare e sulle complicità di restauratori e fotografi, accusatori improvvisati, ma che potrebbero rivelarsi complici di più gravi reati e omissioni”.

La conferma della Procura: Vittorio Sgarbi indagato

Come riporta l’agenzia ‘ANSA’. il Procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone, dopo le indiscrezioni pubblicate sull’indagine, ha confermato che è stato trasmesso qualche giorno fa alla Procura di Macerata il fascicolo nel quale il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi è indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali di cui all’articolo 518-septies del codice penale.

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è stato indagato, nel 2023, dalla Procura di Imperia in relazione alla vicenda riguardante l’esportazione, ritenuta illecita, di un quadro all’estero. L’inchiesta, coperta dal segreto istruttorio, è confermata dal procuratore Alberto Lari.

Lo stesso magistrato ha fatto sapere che, a proposito del caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti, non è stata aperta alcuna inchiesta a Imperia e gli atti ricevuti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale nel dicembre scorso sono stati subito trasmessi alla Procura di Macerata per competenza, perché Sgarbi dichiara il domicilio a San Severino Marche, di cui fu sindaco nel 1992, luogo da lui stesso designato per gli interrogatori.

Il post su Facebook di Vittorio Sgarbi

Nel pomeriggio di lunedì 8 gennaio, Vittorio Sgarbi aveva scritto sulla sua pagina Facebook:

“Nessuna incongruenza. Nessuna risposta. Le inchieste le fa la magistratura (fuorviata da due giornalisti) solo alla quale, davanti all’evidenza dei fatti, sono pronto a rispondere. Da «Report» e «Il Fatto» (programma e giornale oramai da tempo collaterali ai 5 Stelle) sistematiche diffamazioni. Il sospetto è la loro arma. La mia sono le indagini inequivocabili fatte sul dipinto, che loro non conoscono”.

Poche ore prima, domenica 7 gennaio, aveva invece scritto:

“Siamo all’inverosimile. Delirano. Nell’assoluta ignoranza e inconsapevolezza, ascoltano testimoni interessati e inattendibili. Ma, soprattutto, parlano di cose che non conoscono e che non hanno mai visto. I dipinti sono corpi viventi, e vanno studiati e analizzati nella loro fisicità, nella loro materia, nelle loro dimensioni. Qui l’esercizio maniacale contro di me è su fotografie e su testimonianze improbabili”.

Fonte foto: ANSA

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