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Vittorio Feltri e Alberto Stasi, il retroscena sul ristorante e come finirà il caso del delitto di Garlasco

Vittorio Feltri va al ristorante con Alberto Stasi almeno due volte al mese: "Quando accadde il fatto mi resi subito conto che non c'entrava niente"

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

“Un paio di volte al mese porto Alberto Stasi al ristorante a Milano”, lo ha raccontato Vittorio Feltri in un’intervista. Il direttore de Il Giornale è convinto della sua innocenza, e per questo non nasconde il piacere di condividere un tavolo con lui. Soprattutto, ricorda che “tra poco uscirà per fine pena”, ma della sua estraneità ai fatti si dice sicuro sin dai primi giorni in cui il delitto di Garlasco rimbalzò su tutte le cronache.

Vittorio Feltri al ristorante con Alberto Stasi

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata martedì 18 marzo Vittorio Feltri, ex direttore di Libero Quotidiano e oggi alla direzione de Il Giornale, ribadisce la sua convinzione sull’innocenza di Alberto Stasi.

Non solo: il noto giornalista e scrittore, nel suo nuovo libro Mangia Come Scrivi scritto insieme al critico gastronomico Tommaso Farina, racconta la sua passione per la convivialità e il suo vezzo di organizzare i suoi appuntamenti nei ristoranti.

vittorio feltri alberto stasiDue volte al mese Vittorio Feltri invita Alberto Stasi al ristorante: “Quando accadde il fatto mi resi subito conto che con il delitto non c’entrava niente”

Tra questi, almeno due volte al mese siede a tavola con Alberto Stasi. “Lui può uscire dal carcere di giorno perché lavora come contabile in un’azienda”, spiega Feltri al Corriere della Sera.

Alberto Stasi “è considerato l’assassino di Chiara Poggi e non lo è“, ribadisce il giornalista, che “quando accadde il fatto” era ancora direttore di Libero Quotidiano e già allora si rese conto che Stasi “con il delitto non c’entrava niente“.

Cosa accadrà dopo la scarcerazione, secondo Feltri

Il 12 dicembre 2015, ricordiamo, la Cassazione confermò la sentenza del processo d’appello bis e condannò Alberto Stasi a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi. Salvo sconti di pena, l’ex studente della Bocconi potrebbe tornare libero nel 2031.

Vittorio Feltri lo sottolinea: “Tra poco uscirà per fine pena” e “gli piacerebbe che venisse riconosciuta la sua innocenza”. Per questo il direttore de Il Giornale “un paio di volte al mese” incontra Stasi a pranzo presso il ristorante Il Baretto di Milano, un luogo al quale il giornalista è affezionato in quanto “fa il riso al salto migliore che abbia mai mangiato” ma soprattutto prepara un uovo nelle modalità da lui preferite, ovvero in un “bicchiere di Marsala”.

Il delitto di Garlasco

Non è la prima volta in cui Vittorio Feltri grida a favore del riconoscimento dell’innocenza di Alberto Stasi. Nei giorni scorsi, appresa la notizia delle nuove indagini a carico di Andrea Sempio, il giornalista si è fatto intervistare da Libero Quotidiano.

Al quotidiano di cui è stato direttore ha parlato di “ingiustizia acclarata”, in merito alla condanna dell’allora fidanzato di Chiara Poggi. Secondo Feltri “le indagini e le deduzioni tratte da quelle indagini erano chiaramente errate” dal momento che contro Stasi non ci sarebbe stata alcuna prova “vera e concreta”, tanto meno “l’arma del delitto e il movente”.

Piuttosto, sempre secondo Feltri, gli elementi raccolti contro l’ex studente sarebbero stati “frattaglie e sospetti ingigantiti dai mass media affamati di un mostro credibile da sbattere in prima pagina”.

Fonte foto: ANSA

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