Violenza sessuale e minacce sulla compagna, condannato figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi
Il 37enne, figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi, è stato condannato a quattro anni e quattro mesi per violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni
L’uomo, 37enne figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per le violenze e le minacce perpetrate per anni nei confronti della compagna.
L’inizio della relazione
La relazione tra l’uomo di 37 anni, Marco V., figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi, e la sua compagna ha avuto inizio nel 2016, e per tre anni è andata avanti tra abusi, violenze e minacce.
Stando a quanto ricostruito dal Corriere della Sera, i due sono andati a convivere quando la compagna di Marco aveva appena vent’anni e frequentava ancora l’università.
Quello che doveva essere un sogno d’amore si è però ben presto trasformato in un incubo, con l’uomo che a poco a poco a imposto sempre più vincoli alla ragazza, prima impedendole di avere contatti con amici e familiari, poi dando vita a una serie di minacce e violenze per tenerla sempre stressa a sé.
Le violenze sulla compagna
In un’occasione ad esempio, la giovane donna era uscita di casa per partecipare ad una festa insieme ad alcune amiche, ma è stata costretta a rincasare dietro la minaccia di vedersi distrutti vestiti e oggetti personali rimasti dal suo compagno.
Ma nel tempo la situazione è diventata sempre più pesante, passando dall’effettiva distruzione di parte dell’abbigliamento, per impedirle di uscire di casa, alle minacce di tradimento per obbligarla ad avere rapporti sessuali, che l’uomo riusciva ad ottenere grazie alle vessazioni e alle continue umiliazioni.
La ragazza, forse distrutta psicologicamente, subisce continue violenze anche in pubblico fino a quando, recuperando le ultime forze, riesce ad allontanarsi da lui nel 2019, e a denunciarlo in seguito alle minacce, facendolo finire sotto processo e ai domiciliari.
La condanna per Marco
La lista dei reati contestati al 37enne non è breve: violenza sessuale, maltrattamenti, lesioni e stalking, che hanno portato, stando alle parole del pm, a una serie di abusi e violenze “irriguardose della dignità umana”.
Ma i legali dell’uomo, gli avvocati Elisabetta Busuito e Beissan Al Qaryouti, hanno già dichiarato che faranno appello, affermando che nei verbali di polizia si parlava di lite tra fidanzati e non di atteggiamenti violenti.
D’altro canto la ragazza, assistita come parte civile dall’avvocato Luana Sciamanna dell’associazione “Ricomincio da me”, rappresentata da Camilla Annibaldi, ha vissuto l’udienza come una liberazione, al termine della quale è scoppiata in lacrime e ha affermato: “Sono tornata a vivere”.
Anche Camilla Ansaldi è intervenuta in seguito alla sentenza, lodando il coraggio della ragazza e ricordando che con questo verdetto “si è chiuso un cerchio iniziato nell’aprile 2019, quando alle nostre porte bussò una ragazza spaventata e tumefatta. Oggi c’è una giovane donna che ha ripreso in mano la propria vita”.