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Via libera alla carne sintetica, i pro e i contro: fa male? Quanto costa e come viene prodotta

Usa e Singapore danno il via libera alla carne coltivata in laboratorio, che presto potrebbe arrivare in Italia, tra le critiche e i legittimi dubbi

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Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

C’è il via libera al consumo della carne sintetica, cioè creata in laboratorio, negli Stati Uniti. La decisione storica della Food and Drug Administration, l’ente del Governo americano che regola la somministrazione di farmaci e cibo, potrebbe aprire la strada al suo arrivo nei supermercati anche all’interno dell’Unione Europea, e quindi in Italia. Tra timori, più o meno legittimi, e l’entusiasmo di chi saluta questo avanzamento tecnologico come un nuovo strumento per fermare il cambiamento climatico e rendere più sostenibile la filiera alimentare, si diffondono però notizie false e allarmistiche che è bene analizzare.

Stati Uniti e Singapore producono carne sintetica, arriverà anche in Italia

Le aziende americane potranno produrre la carne in laboratorio dopo che le autorità sanitarie hanno stabilito che si tratta di un cibo sicuro per il consumo da parte degli esseri umani. La FDA ha concesso i permessi necessaria alla società Upside Food che ha sede in California. Utilizzando le cellule di animali “veri”, nello specifico pollame, l’azienda le riproduce in un ambiente controllato in laboratorio, per produrre carne che non richiede il macello di uccelli vivi. L’ente governativo è in trattativa con altre realtà. Tra queste anche una che fa lo stesso con frutti di mare e pesci.

La bistecca sintetica “non è più qualcosa di surreale, ma è concreta“, e arriverà anche nel mercato alimentare dell’Unione Europea. Ne è sicuro Wolfgang Gelbann, ufficiale scientifico dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che parlando con Politico ha spiegato che la carne prodotta in laboratorio è sempre più vicina a fare il suo esordio anche nei banchi frigo e negli scaffali del Vecchio Continente. Solo un altro Paese, oltre agli USA, ha già permesso la produzione di questo cibo, cioè Singapore, dove viene già venduto e consumato.

Per il momento all’EFSA o alla Commissione Europea non è arrivata alcuna richiesta, da parte delle aziende di biotecnologie o alimentari, di inserimento nel registro dei Nuovi alimenti. Ma, come spesso accade per il mondo occidentale, gli Stati Uniti potrebbero fare da apripista per il cibo del futuro. Che però desta preoccupazioni ed è al centro della diffusione di molte fake news. Addirittura Coldiretti ha lanciato una battaglia contro la carne sintetica, sostenuta anche dalla premier Giorgia Meloni.

Coldiretti lancia la raccolta firme contro la “carne di Frankenstein”

La “carne di Frankenstein“, come la definisce Coldiretti, non piacerebbe al 75% degli italiani, in base agli ultimi dati raccolti dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi economica. L’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana ha avviato una mobilitazione con Filiera Italia e Campagna Amica contro il cibo sintetico, con la raccolta firme in tutto il territorio nazionale per fermare quella che viene definita come una “pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy“.

Coldiretti si schiera anche contro il “latte senza mucche” e il “pesce senza mari, laghi e fiumi“, annunciando che presto questi prodotti potrebbero “inondare il mercato europeo” sulla spinta delle multinazionali e dei colossi tecnologici. L’associazione sottolinea che non è vero che la carne sintetica salverà gli animali, considerando che sarebbe prodotta “sfruttando i feti delle mucche”, ma neanche l’ambiente, perché “consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali”. Ci sono preoccupazioni anche per la salute. Per l’associazione non ci sarebbe infatti la garanzia che “i prodotti chimici usati” siano sicuri per il consumo alimentare.

L’impatto sull’ambiente della carne sintetica rispetto agli allevamenti

A oggi almeno 150 compagnie stanno testando la carne sintetica, con investimenti miliardari da parte anche delle multinazionali. L’industria della bistecca in laboratorio sta dunque crescendo esponenzialmente, anche per rispondere all’esigenza di abbattere l’impatto che gli allevamenti hanno sul clima, a causa delle emissioni del bestiame, del grande utilizzo di acqua e della deforestazione per creare terreni di pascolo e stabilimenti per la macellazione e la trasformazione della materia prima. Il nuovo cibo prodotto grazie alla tecnologia è salutato con positività dagli ambientalisti.

Alla Cop27, la deludente conferenza contro il cambiamento climatico che si è tenuta in Egitto, si è parlato a lungo di sostenibilità della filiera alimentare. La produzione di cibo è infatti responsabile per quasi un terzo delle emissioni di gas prodotte dalle attività umane. Circa la metà dei terreni abitabili del pianeta è occupata da allevamenti e coltivazioni, che usano circa il 70% dell’acqua potabile a cui abbiamo accesso.

La carne prodotta in laboratorio potrebbe per questo essere una alternativa etica alla filiera tradizionale, e potrebbe risolvere i problemi di un mondo sempre più affamato e popolato, inquinato e inquinante. Da diversi studi indipendenti è emerso infatti che creare la “bistecca di Frankenstein” è decisamente più sostenibile. Una ricerca condotta dalle Università di Oxford e di Amsterdam ha rilevato che rispetto agli allevamenti classici il consumo di acqua sarebbe inferiore del 99%, quello del suolo del 96%, come anche l’emissione di gas serra, e i consumi energetici calerebbero del 45%.

Un piatto fatto interamente con la carne di pollo sintetica prodotta da Upside Food.

Cosa si intende per carne sintetica o coltivata e come viene prodotta

Nonostante esistano varie tecniche per produrre la carne sintetica, si può semplificare il processo dicendo che, attraverso una biopsia di un animale vivo, gli scienziati estraggono le cellule staminali e le coltivano in un liquido che le nutre e le fa proliferare. Le cellule staminali si moltiplicano e si specializzano, creando i tessuti muscolari e il grasso, e dunque la carne. Questa tecnica permette anche di controllare meglio il prodotto e difenderlo dalle contaminazioni batteriche, come l’E. coli e la salmonella e altri patogeni che si trovano in genere nell’intestino degli animali.

Inoltre la carne artificiale non ha ormoni della crescita né antibiotici, spesso iniettati negli animali d’allevamento. Peraltro è un ottimo modo per evitare zoonosi, come l’influenza suina o l’aviaria, e la diffusione di malattie che dai suini, dagli ovini, dai bovini e dal pollame possono infettare anche l’uomo. Sul piano della salute, inoltre, gli scienziati evidenziano come in laboratorio sia possibile creare una carne più sana, attraverso l’alterazione delle sostanze nutritive e della presenza di grasso, eliminando ad esempio gli acidi grassi trans e sostituendoli con gli Omega 3.

La carne sintetica non è vegana: per produrla servono i macelli

Una delle sfide più grandi per i produttori di carne sintetica, per allinearsi alle istanze di ambientalisti e promotori dei diritti animali, è quella di eliminare il medium necessario per le colture cellulari. Il più usato è infatti il siero fetale bovino, un liquido costituito dalla frazione del plasma sanguigno che rimane dopo la coagulazione del sangue ottenuto dal feto di bovine gravide durante il processo di macellazione. L’azione del siero è fondamentale per far crescere le cellule e farle proliferare, ma oltre ad avere alla base lo spargimento di sangue animale è anche particolarmente costoso.

C’è da dire poi che riprodurre i vari tagli di carne con questa tecnica è molto complicato e dispendioso in termini di tempo e denaro, e solo alcuni laboratori stanno riuscendo a ottenere i primi successi nella ricreazione di vasi sanguigni, tessuti connettivi e nervi. Difficile immaginare che i veri cultori della carne e gli chef possano abbandonare sin da subito la vera carne.

Quali sono i reali rischi per la salute umana della carne sintetica

Ci sono poi dei legittimi timori per la salute che concernono la produzione in vitro del cibo. La discriminante in questo caso non è il fatto che l’alimento sia “chimico“, termine che da un punto di vista scientifico non significa nulla se contrapposto a “naturale” e utilizzato con una connotazione negativa. Ogni cosa che ingeriamo è composta da molecole, e il corpo umano e il microscopio non sono in grado di riconoscerne la provenienza. La bontà di un alimento e i suoi effetti sulla salute non derivano dunque dal fatto che provenga da un terreno o da un laboratorio, ma da come le sue particelle più piccole interagiscono, e in quale quantità, con le cellule del nostro corpo.

I dubbi riguardano piuttosto le possibili mutazioni delle cellule riprodotte in laboratorio, esposte a processi di crescita esponenziale particolarmente rapidi, e che necessitano di controlli costanti. Potrebbero verificarsi, esattamente come avvengono in natura, e creare delle linee cellulari “difettose”. I cui effetti sulla salute potrebbero non essere facilmente prevedibili o controllabili, e sarà dunque necessario inserire il cibo sintetico in una più ampia cornice normativa che permetta analisi approfondite prima della sua commercializzazione. Niente che non venga già fatto con il cibo “vero”, comunque.

Quanto costa la carne sintetica e quali sono i rischi per l’economia

Superati questi primi scogli, bisognerà comunque pensare all’impatto economico che una produzione orientata principalmente al cibo sintetico potrebbe avere sulle filiere agricole classiche, con la perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e una necessaria riconversione delle aziende in realtà produttive diverse. Ma il cambiamento, se avverrà, non sarà certo istantaneo, e sarà necessaria almeno un’intera generazione per vedere i supermercati pieni di cibo prodotto in laboratorio.

Anche perché attualmente la spesa sarebbe ancora proibitiva per la maggior parte dei consumatori. Un solo hamburger artificiale costava alcuni anni fa ben 250 mila dollari. Oggi costerebbe 10 dollari, non pochi comunque, e prima di far abbassare ulteriormente questo prezzo fuori mercato, bisognerà attendere ancora molto, e aspettare non solo la regolamentazione da parte delle autorità sanitarie, ma anche la diffusione di questi prodotti, che non è detto piacciano al grande pubblico, considerate anche le campagne di disinformazione che vengono fatte sulla materia, sia dai sostenitori che dai detrattori.

Fonte foto: ANSA

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