Verità sull'omicidio di Maria Chindamo: uccisa dalla 'ndrangheta e data in pasto ai maiali per una relazione
Luce sull'omicidio di Maria Chindamo a 7 anni dalla scomparsa: uccisa dalla 'ndrangheta e data in pasto ai maiali, arrestato uno degli assassini
Uccisa, ma non solo. Il suo cadavere è stato dato in pasto ai maiali. I suoi resti sono stati triturati con un trattore cingolato. Ordine dei vertici della ‘ndrangheta di Vibo Valentia. È morta così Maria Chindamo, imprenditrice di Limbaldi, nel Vibonese, scomparsa il 6 maggio 2016. Oltre 7 anni dopo, a mettere la parola fine ci ha pensato l’inchiesta Maestrale-Carthago condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri: tra le 81 persone arrestate ci sarebbe anche Salvatore Ascone, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come il killer della 42enne.
- Chi era Maria Chindamo e perché è stata uccisa
- Le parole commoventi del fratello di Maria Chindamo
- Gratteri sull'omicidio di Maria Chindamo: "Non poteva rifarsi una vita"
Chi era Maria Chindamo e perché è stata uccisa
Dall’inchiesta è emerso che Maria Chindamo è stata fatta sparire e uccisa per la relazione sentimentale che aveva avviato dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto nel 2015.
L’uccisione avrebbe avuto inoltre come movente l’interesse di alcune cosche di ‘ndrangheta del Vibonese per alcuni terreni di cui l’imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo la morte del compagno.
Salvatore Ascone avrebbe commesso l’omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all’epoca minorenne mentre l’altra è nel frattempo deceduta.
Riguardo ad Ascone, il colonnello Paolo Vincenzoni – alla guida del reparto Crimini violenti del Ros – ha spiegato che “ci sono elementi che ne accertano la responsabilità relativamente al concorso all’omicidio ovvero alla manomissione dell’impianto di sorveglianza che avrebbe consentito, se non manomesso, di rendere le fasi iniziali dell’aggressione del sequestro della donna. L’accertamento della manomissione dell’hard disk è molto complesso e abbiamo anche dovuto interloquire con non poche difficoltà per la lingua con i tecnici cinesi perché l’impianto è di fabbricazione cinese. Di fatto l’accertamento non ha chiarito in pieno che si sia trattato di una manomissione, ma la manomissione umana rinviene poi da una serie di elementi logico deduttivi che portano univocamente in quella direzione. Si parla di una mancanza di alimentazione che in base ad alcuni elementi porta necessariamente a far sì che sia stata la mano dell’uomo a manomettere questo sistema di videosorveglianza”.
Le parole commoventi del fratello di Maria Chindamo
Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, ripreso dall’Ansa, ha dichiarato che “oggi l’aria ha il profumo della giustizia. Aspettiamo di leggere attentamente gli atti di questo segmento di indagine, ma un dato mi preme subito rilevare: avere perseguito per tutti questi anni la ricerca della verità sull’uccisione di mia sorella alla fine ha dato risultati”.
“Non ho mai smesso di credere nell’operato della magistratura – ha continuato -, anche quando ci poteva essere qualche momento di sconforto. E quanto è emerso oggi premia quella perseveranza. Attendiamo adesso che l’ultima responsabilità a carico delle persone coinvolte nell’omicidio venga cristallizzata. E sono certo che alla fine questo avverrà, anche se ci vorrà del tempo. La ‘ndrangheta e la subcultura di ‘ndrangheta, se ancora fosse necessario ribadirlo, sono retrograde e perdenti, mentre la bellezza e il sorriso di Maria, pur tra le nuvole, splendono ancora”.
Gratteri sull’omicidio di Maria Chindamo: “Non poteva rifarsi una vita”
Dell’omicidio di Maria Chindamo ha parlato anche Nicola Gratteri: “Non le è stata perdonata la sua libertà, la gestione dei terreni avuti in eredità e su cui c’erano gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta e il suo nuovo amore. Tutto questo perché questa donna, dopo il suicidio del marito, ha pensato di diventare imprenditrice, di curare gli interessi della terra e dei suoi figli e si è pure iscritta all’università”.
“Questa sua libertà, questa sua voglia di essere indipendente e di essere donna – ha aggiunto il procuratore – non le è stata perdonata e tre giorni dopo che aveva postato sui social la foto con il suo nuovo compagno è sparita. La sua uccisione è stata straziante. Oltre a essere stata data in pasto ai maiali, i suoi resti sono stati triturati con un trattore cingolato. Questo dà il senso e la misura della rabbia e del risentimento che chi ha ordinato l’omicidio aveva nei suoi confronti. Lei non si poteva permettere il lusso di rifarsi una vita, di gestire in modo imprenditoriale quel terreno e di poter curare e fare crescere i figli in modo libero e uscendo dalla mentalità mafiosa”.