Valanga in Val Badia, sopravvissuto più di 20 ore sotto la neve: il racconto dello scialpinista 54enne
Lo scalatore ha raccontato la sua brutta avventura a lieto fine. Adesso si trova ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Bolzano, ma sta bene
Era stato travolto dalla valanga caduta la scorsa settimana in Val Badia, ma è riuscito a salvarsi dopo aver passato più di 20 ore sepolto quasi per intero dalla neve. “Il mio unico pensiero era di restare vivo” ha detto all’Ansa Carluccio Sartori, lo scialpinista veneto di 54 anni sopravvissuto all’ipotermia, che dal letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Maurizio di Bolzano ha raccontato con la voce a tratti rotta dall’emozione la sua storia, spiegando come sia riuscito a mantenersi sveglio per non morire.
Le condizioni di salute
“La notte è stata tremenda. Avevo tanta paura, non volevo morire – ha detto Sartori – Sapevo che non dovevo mollare, sapevo che non dovevo assolutamente addormentarmi, altrimenti sarebbe stata la fine“.
“Non sono credente ma quella notte ho pregato mia madre” ha confessato lo scialpinista tuttora ricoverato in terapia intensiva a Bolzano, in buone condizioni di salute: di questa brutta avventura è rimasto solo qualche graffio sul viso, le dita della mano destra fasciate e la flebo, a testimoniare come sia riuscito a scampare alla morte.
Il reparto di rianimazione in cui si trova è altamente specializzato e questo inverno ha già salvato cinque pazienti in grave stato di ipotermia, anche grazie alla macchina cuore-polmoni Ecmo. Il primario Marc Kaufmann non ha problemi di parlare riguardo alla sopravvivenza di Sartori di un “miracolo”
La valanga
Sartori è un appassionato di trekking, ferrate e bici. La mattina di mercoledì 26 gennaio stava salendo verso il monte Setsass quando è stato investito dalla valanga: “Mentre la slavina mi trascinava via, ho indurito i muscoli perché temevo che le masse nevose mi potessero spezzare un arto“.
“Quando poi la neve si stava per fermare, ho iniziato a nuotare, per restare a galla, ma ero molto limitato nei movimenti e una spalla mi faceva male e lo zaino mi ostacolava” ha raccontato ancora Sartori, spiegando che appena ha visto la slavina fermarsi con l’unico braccio libero ha buttato via la neve sopra di lui e, dopo una profonda boccata d’aria, ha iniziato a formare una sorta di imbuto nella neve.
Il racconto
“Sono sempre rimasto cosciente e lucido. Ho chiamato aiuto, ma nessuna risposta”, ha detto Sartori che da appassionato di alpinismo sa, dalle sue letture e dai tanti film visti, che l’ultima cosa da fare in queste situazioni estreme è addormentarsi.
“Per questo motivo per tutta la notte ho fatto una sorta di micro ginnastica, muovendo sistematicamente un arto dopo l’altro, come riuscivo sotto la neve. Il cuore da tante ore andava a 150 battiti, forse anche di più, e mi chiedevo quanto potesse reggere”.
Grazie al calore del corpo, dopo diverse ore la neve si è staccata permettendo al 54enne di fare movimenti sempre più ampi fino a liberare anche l’altro braccio.
“Ancora un po’ e arrivano. E poi sono arrivati” ha detto Sartori raccontando la felicità che ha provato quando ha visto i soccorsi dopo essere riuscito a superare la notte.
“Non dimenticherò mai il rumore dell’elicottero. Quando ho visto i soccorritori mi sono rilassato. Andrò a trovare i ragazzi. Confesso di non ricordare le loro facce. Mi dicono che ho risposto, so solo che mi sono svegliato in ospedale con un grande calore addosso” ha detto ancora il 54enne, ringraziando anche i medici e infermieri del reparto di rianimazione di Bolzano.
“A casa mi uccidono se ora dicessi che farò ancora scialpinismo, perciò davanti alla telecamera dico ‘basta'”, ha promesso ridendo. “Per tutta la vita quando vedrò le stelle e il Grande Carro penserò a quella notte“, ha detto infine.