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Vaiolo scimmie: si può capire chi si ammalerà gravemente? Lo studio italiano su Mpox e il commento di Bassetti

Uno studio italiano ha identificato alcuni fattori associati alla gravità del vaiolo delle scimmie: nuovi strumenti per prevedere l’evoluzione della malattia

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Vincenzo Corrado

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Negli ultimi 16 anni ha ricoperto i ruoli di redattore, caposervizio e caporedattore per diverse testate locali e nazionali occupandosi di cronaca, cultura e sport. Attualmente direttore di una rivista di racconto sportivo

Uno studio italiano ha identificato alcuni fattori associati alla gravità dell’infezione da Mpox (vaiolo delle scimmie), fornendo nuovi strumenti per prevedere l’evoluzione della malattia. Il gruppo di ricerca Mpox-Icona, che include esperti di vari istituti e università italiane come l’Istituto Spallanzani di Roma e l’Ospedale Sacco di Milano, ha analizzato diversi parametri per individuare i predittori di un decorso grave dell’infezione.

Vaiolo delle scimmie, cosa dice lo studio italiano

Tra i fattori individuati, la carica virale nelle vie respiratorie superiori durante la prima settimana di infezione emerge come un potenziale indicatore della gravità della malattia.

Lo studio, pubblicato su eBioMedicine, ha preso in considerazione 541 pazienti adulti con diagnosi confermata tra maggio 2022 e settembre 2023, seguiti in 15 centri italiani.

L’infettivologo Matteo Bassetti

La ricerca ha evidenziato come una carica virale più elevata sia strettamente correlata a un rischio maggiore di sviluppare forme gravi di Mpox.  In particolare, i pazienti con valori Ct (Cycle Threshold) più bassi, che indicano una carica virale alta, hanno manifestato sintomi più severi.

La diffusione del virus

Altri fattori associati a un decorso più severo includono la razza caucasica e la presenza di sintomi come febbre, mal di gola, linfoadenopatia e lesioni perianali.

Lo studio ha inoltre esplorato la diffusione del virus in diversi fluidi corporei dopo la guarigione clinica, senza tuttavia giungere a conclusioni definitive sull’infettività residua.

Questi risultati potrebbero contribuire a sviluppare strategie di laboratorio per identificare rapidamente i pazienti a rischio di evoluzione sfavorevole, facilitando l’avvio tempestivo del trattamento antivirale o l’eventuale ospedalizzazione.

Il commento di Matteo Bassetti

L’infettivologo Matteo Bassetti ha sottolineato l’importanza della correlazione evidente tra la carica virale e la gravità della malattia.

Bassetti ha spiegato all’Adnkronos che questo parametro potrebbe diventare uno strumento utile nella gestione precoce dei pazienti, permettendo ai medici di identificare più rapidamente i soggetti a rischio di complicanze e di intervenire con trattamenti adeguati.

Questo approccio risulterebbe particolarmente utile nelle persone più vulnerabili, come quelle con Hiv avanzato, migliorando la risposta terapeutica e riducendo la possibilità di esiti gravi.

Fonte foto: iStock - angelp

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