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Vaccino Covid, Burioni spiega la tecnica innovativa. Pro e contro

Roberto Burioni ha commentato lo studio sulla sperimentazione del vaccino negli Usa, realizzato con una particolare tecnica

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il virologo Roberto Burioni è torna a commentare sul suo sito Medical Facts la situazione relativa all’epidemia di coronavirus in Italia, con una velata accusa: “Mentre in Italia il dibattito pseudoscientifico sul coronavirus mi ricorda molto le ‘bombe del calciomercato‘ del compianto Maurizio Mosca, la scienza prosegue con serietà e raggiunge i primi importanti traguardi”.

Coronavirus, lo studio sul vaccino Usa

Poi l’esperto si è soffermato sui risultati di uno studio sul vaccino negli Usa: “Quello che in generale richiedeva più o meno sei-otto anni è stato fatto in 66 giorni. Questo infatti è il tempo che è trascorso dalla definizione della sequenza del nuovo virus alla prima somministrazione del vaccino a un paziente”.

“Questo vaccino segue una strada radicalmente innovativa – scrive Burioni – infatti per vaccinare il paziente si inietta direttamente materiale genetico, che viene usato dalle cellule umane per sintetizzare la proteina del virus contro la quale si vuole che il paziente produca anticorpi”.

Vaccino Covid, vantaggi e svantaggi

Il virologo illustra quindi i vantaggi e gli svantaggi di questa tecnica: “In altre parole, con i vaccini più tradizionali noi produciamo la proteina del virus in laboratorio, la purifichiamo e poi la iniettiamo nel paziente, che se tutto va bene produce anticorpi contro di essa. In questo caso invece la ‘macchina’ che produce la proteina è il paziente stesso. I vantaggi sono la velocità di sviluppo del vaccino e la facilità (ed economicità) di produzione; lo svantaggio è che non si sa se funziona“.

Burioni passa quindi a spiegare i dati dello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: “Nel caso specifico, è stato usato del materiale genetico in grado di far produrre alle nostre cellule la proteina S, quella che permette al coronavirus di infettare le cellule. Ebbene i primi dati sembrano indicare che funziona“.

Vaccino Usa, il confronto con il plasma

Il virologo osserva con cautela che si tratta di dati preliminari, ricavati da una sperimentazione su soli 45 pazienti, ma “dopo due somministrazioni di vaccino tutti i partecipanti hanno sviluppato un titolo alto di anticorpi diretti contro la proteina S e, soprattutto, in grado di neutralizzare SARS-CoV-2. Paragonando la quantità degli anticorpi neutralizzanti nei vaccinati a quella presente nel siero delle persone guarite, i vaccinati sembrano avere una risposta più potente. Non si poteva chiedere di meglio“.

Se il vaccino sarà effettivamente in grado di proteggere dal coronavirus, lo si capirà soltanto con “ulteriori evidenze e sperimentazioni cliniche”, sottolinea Burioni, che conclude: “La partita è lunga e tante cose possono succedere”, ma “un passo notevole verso la sconfitta di questo maledetto coronavirus è stato compiuto: speriamo che ne seguano altri”.

Fonte foto: ANSA
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