Vaccino Covid, prevenzione ricoveri e morti: i nuovi dati dell'Iss
Nuovo report dell'Istituto superiore di Sanità (Iss) in merito all'efficacia dei vaccini anti Covid nel prevenire i ricoveri e i decessi
Nel report integrale stilato dall‘Istituto superiore di Sanità (Iss) relativo al monitoraggio settimanale dell’andamento dell’epidemia da Covid-19, viene sottolineato che “resta alta” l’efficacia dei vaccini. In particolare, si legge nello studio, il vaccino previene l’ospedalizzazione nel 92% dei casi. Il dato aumenta ancor più se si guarda ai ricoveri in terapia intensiva (95%). Per quel che riguarda la prevenzione dei decessi, la prevenzione per coloro che sono vaccinati è pari al 91%.
I dati si riferiscono al momento odierno, quello cioè della fase epidemica con variante Delta prevalente. Per quel che concerne l’efficacia vaccinale nel prevenire qualsivoglia diagnosi sintomatica o asintomatica di Covid-19 nelle persone che hanno completato il ciclo vaccinale, l’Iss parla di una lieve diminuzione: dall 89% durante la fase epidemica con variante Alfa prevalente al 76% durante la fase epidemica con variante Delta prevalente.
Nel frattempo l’Italia è alle prese con un aumento di contagi. Sempre secondo l’ultimo monitoraggio, si registra un balzo dell’indice Rt (0,96, contro lo 0,86 di sette giorni fa). Superata la soglia epidemica di 1 l’Rt atteso, cioè il dato proiettato alla prossima settimana, che vede un ulteriore aumento dell’indice di trasmissibilità a 1,14 (1,13-1,16).
L’epidemiologa Stefania Salmaso, intervistata dal Corriere della Sera, ha spiegato che l’incremento dei contagi è da ricercare soprattutto nella fascia di popolazione giovanissima, vale a dire in quella che va dai 6 ai 13 anni, cioè quella non vaccinata.
“Un aumento di diagnosi – ha sostenuto l’epidemiologa – era atteso per effetto del maggior numero di accertamenti dovuto alla richiesta di tamponi per il rilascio del green pass nei luoghi di lavoro, ma i dati da noi raccolti indicano un incremento consistente dei tassi di incidenza in diverse fasce di età, non lavorative. In alcune regioni l’incremento è soprattutto tra i giovanissimi (6-13 anni) non vaccinati e tra gli ultra novantenni”.