Uccisa figlia di Aleksandr Dugin, ideologo filo-Putin: auto esplosa, l'obiettivo era il padre sull'altra auto
La figlia di Aleksandr Dugin, Daria, è morta al volante della sua auto, saltata in aria. L'obiettivo del presunto attentato, forse, era il padre
Saltata in aria al volante della sua auto. Sarebbe morta così Daria Dugin, figlia di Aleksandr Dugin, noto ai più come l”ideologo di Putin’. Il veicolo è esploso nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, alla periferia di Mosca.
La dinamica
A dare notizia dell’attentato la Ukrainska Pravda, che ha citato media russi.
La stessa Tass, agenzia di Mosca, ha scritto che scrive che “una Toyota Land Cruiser Prado è esplosa vicino al villaggio di Velyki Vyazomy, alla periferia di Mosca. La conducente è morta, informano le forze dell’ordine. Secondo alcuni mass media, la vittima sarebbe Daria Dugin, figlia di Aleksandr”. La commentatrice televisiva aveva 30 anni.
Su Twitter sono diventate immediatamente virali le foto e i video successivi all’esplosione.
L’obiettivo era Aleksandr Dugin
Secondo Russia Today, l’obiettivo dell’attentato era il padre della vittima, Aleksandr Dugin.
L’uomo, politologo ultra-nazionalista russo, compare nel video che circola sui social, con le mani nei capelli dopo l’esplosione.
Secondo il Daily Mail, che cita fonti russe, i due, che tornavano da un evento pubblico, avrebbero dovuto viaggiare sulla stessa auto, ma Dugin avrebbe preso un altro veicolo all’ultimo istante.
Tass, citando fonti della famiglia, ha precisato che l’auto esplosa apparteneva proprio al padre.
Aperta indagine
Nel frattempo, a Mosca è stata aperta un’indagine sulla morta di Daria Dugin.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, gli inquirenti del Dipartimento investigativo della capitale russa, che indagano anche per la modalità con la quale sarebbe stato compiuto l’attentato, hanno dichiarato che, dai primi accertamenti, appare probabile che sulla Toyota Land Cruiser fosse stata messa una bomba.
Chi è Aleksandr Dugin
Aleksandr Dugin, consigliere di diversi politici, è un filosofo russo noto per le sue opinioni anti-occidentali, di estrema destra e ‘neo-eurasiatiche’.
Negli ultimi anni è stato definito dai media occidentali come uno degli ispiratori della politica estera di Vladimir Putin.
La stampa russa, invece, lo considera una “figura marginale” per le sue opinioni “ritenute troppo radicali anche dai nazionalisti”.
Nel 2014 – come riportato da Russia Today – è stato licenziato dall’Università statale di Mosca dopo il suo appello a “uccidere, uccidere, uccidere” gli ucraini.
Nei giorni scorsi era stato trovato morto Dan Rapoport, uomo d’affari anti-Putin.