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Treviso, vessato dai bulli a 11 anni: "Meglio morire che andare a scuola". La denuncia della mamma

Il racconto della mamma di un ragazzino di 11 anni, vessato dai bulli a Treviso: ha detto "Meglio morire che andare a scuola"

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Atti di bullismo e istigazione al suicidio sono i reati per cui una coppia, residente in un comune dell’hinterland di Treviso, ha denunciato tre giovanissimi, tutti stranieri e di età compresa tra i 12 e i 14 anni, per le angherie subite dal figlio undicenne.

“Meglio morire che andare a scuola”

La mamma ha raccontato cosa è successo in un’intervista al ‘Corriere della Sera’: “Parevano cavolate tra ragazzi. All’inizio dell’anno mio figlio chiedeva al papà di portarlo a scuola. Io gli rispondevo: ‘Hai l’abbonamento, vai tu, non far fare l’autista al papà’. Non ci ho pensato fino a quando mi ha risposto: ‘Meglio morire piuttosto che andare a scuola‘. Da un mese e mezzo che mio figlio si mangia le unghie continuamente e non vuole più andare a scuola”.

Poi ha aggiunto: “Mi diceva che gli faceva male il cuore, che ha questa brutta sensazione di non valere niente. A 11 anni? Non siamo a Londra o a Milano, siamo in un piccolo paese, un posto tranquillo”.

Le vessazioni

La madre dell’undicenne ha spiegato ancora: “Mio figlio viene minacciato anche sul cancello della scuola. Sull’autobus che prendono per andare a scuola i bulli gli fanno le foto col telefono, dicono: ‘La metto su TikTok, meglio che tu vada a morire’. E gli fanno il segno del taglio con il dito alla gola, per dire ‘sei spacciato'”.

Quando e come è iniziato tutto

La donna ha raccontato quando e come sono iniziate le vessazioni: “Circa quindici mesi fa. Da piccoli erano amici per la pelle con mio figlio. Venivano da noi a dormire. Fino a poco fa mio figlio usciva con questi ragazzini, sono del paese. Un giorno però volevano appiccare il fuoco in un parcheggio lì vicino. Mio figlio ha detto di no. Da quel momento è diventato ‘ca*asotto'”.

Nell’intervista, la mamma del bimbo ha poi aggiunto: “Dopo una settimana lo invitavano a giocare a calcio per dispetto: al campo non si presentavano, poi gli dicevano: scemo che ci sei andato, non hai amici. Da ‘ca*asotto’ è diventato ‘poveraccio perché hai una bici usata’, ‘inglese di m….’. Fino a ‘Meglio che ti ammazzi, ti buttiamo nel fiume Piave con la bicicletta, non vali niente’. Adesso lo seguono mentre fa la spesa, e da settembre la situazione è peggiorata. Uno di loro gli ha detto: ah, adesso andiamo anche insieme a scuola, sei finito”.

La donna ha annunciato: “Mio figlio non andrà più a scuola finché non mi possono garantire la sua sicurezza”.

Fonte foto: iStock - maroke

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