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Tredicesima 2022, in arrivo 47 miliardi di euro: a chi spetta, quando viene pagata e come viene calcolata

Quest'anno l'importo complessivo della tredicesima mensilità per gli italiani sarà di 47 miliardi di euro, di cui 11,4 miliardi andranno al Fisco

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Il periodo di Natale coincide, per milioni di lavoratori e pensionati italiani, con l’arrivo della tredicesima. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, nel 2022 saranno 33,9 milioni gli italiani che incasseranno la tredicesima mensilità, per un valore complessivo di 46,9 miliardi di euro. Una somma importante, anche se 11,4 miliardi di euro andranno al fisco poiché anche la tredicesima, come gli altri stipendi, viene tassata. Nelle tasche degli italiani, dunque, finiranno 35,5 miliardi di euro.

Come verranno spese le tredicesime del 2022

Lo stesso studio della Cgia di Mestre ha indagato su come gli italiani andranno a spendere questa mensilità aggiuntiva che verrà versata prima di Natale. Ebbene, buona parte delle persone intervistate ha dichiarato che userà la tredicesima per pagare le bollette di luce e gas, pagare la rata del mutuo e il saldo dell’Imu sulla seconda casa (in scadenza il 16 dicembre).

Solo una volta saldate queste incombenze ciò che resta della tredicesima verrà speso per acquisti natalizi, regali o beni da consumare durante le festività. Come sottolinea la Cgia di Mestre, le spese natalizie sono una voce fondamentale nel bilancio annuale di molti artigiani e piccoli commercianti.

Spese natalizie con i soldi che restano dalle bollette

In base alle stime, nel 2022 le spese natalizie dovrebbero raggiungere i 9,5 miliardi di euro, più o meno lo stesso livello dello scorso anno, molto meno rispetto ai 18 miliardi che gli italiani spendevano prima della grande crisi del 2008-2009.

Come successo negli altri anni, anche nel 2022 saranno i generi alimentari la tipologia di regalo più gettonata davanti a giocattoli, prodotti tecnologici, libri, abbigliamento e prodotti per la cura personale. Tra i regali che dovrebbero registrare l’impennata più grande ci sono gli abbonamenti a piattaforme online o buoni per acquisti su siti.

Le regioni che riceveranno più tredicesime

Come detto, gli italiani che riceveranno la tredicesima mensilità saranno in totale 33,9 milioni così suddivisi: 16,1 milioni di pensionati e 17,8 milioni di lavoratori dipendenti. In testa alle regioni con più beneficiari c’è la Lombardia con 6,2 milioni tra lavoratori e pensionati, seguita dal Lazio (3,25 milioni) e dal Veneto con 2,98 milioni.

Facile immaginare che la regione con meno percettori della tredicesima mensilità sia anche la più piccola, ovvero la Valle d’Aosta, con 79mila residenti che a breve incasseranno la tredicesima mensilità. A seconda dei settori di impiego e delle tipologie di contratto nazionale, in Italia – secondo l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre – ci sono circa 7,5 milioni di dipendenti del settore privato che in estate (giugno o luglio) percepiscono anche la quattordicesima mensilità. Solitamente si tratta dei lavoratori impiegati nei settori: agricoltura, alimentare, autotrasporto, commercio, turismo, ristorazione, pulizia e multiservizi.

A chi spetta la tredicesima

Solitamente la tredicesima viene pagata dall’azienda (o dall’ente, nel caso di dipendenti pubblici) in un’unica soluzione, sommando l’importo a quello dell’ultima busta paga dell’anno. Tuttavia, alcuni contratti nazionali possono prevedere il pagamento dilazionato in rate mensili. Una scelta che può essere fatta anche dal lavoratore, previo accordo con il datore di lavoro.

La tredicesima viene maturata nel corso dell’anno e spetta a tutte le categorie di lavoratori subordinati indipendentemente dalla tipologia di contratto (a tempo determinato, indeterminato, part-time o full-time). Inoltre, anche i pensionati ricevono la tredicesima, così come chi è in maternità. In sostanza, in Italia sono gli stagisti, le partite Iva, i lavoratori autonomi e parasubordinati e i lavoratori a progetto a non incassare questa mensilità aggiuntiva.

Tredicesima: come viene calcolata

Come viene calcolata la tredicesima? La formula è piuttosto semplice: la tredicesima si calcola moltiplicando lo stipendio lordo mensile per il numero di mesi effettivamente lavorati e poi dividendo il risultato per dodici. Facciamo un esempio pratico di un lavoratore con uno stipendio lordo di 1.400 euro al mese che abbia lavorato per 8 mesi. L’importo della tredicesima si calcolerà in questo modo:

1400 x 8 = 11.200

11.200 / 12 = 933

In questo caso, dunque, il lavoratore riceverà uno stipendio extra di 933 euro lordi. Come le altre mensilità, infatti, anche la tredicesima viene tassata. Anzi, non essendo previste le detrazioni per lavoro dipendente e carichi di famiglia, l’importo netto sarà ancora più basso rispetto a quello di uno stipendio normale. Per poter conteggiare un mese ai fini della tredicesima bisogna aver lavorato almeno per 15 giorni.

Quando si matura la tredicesima (e quando no)

Per i pensionati il calcolo della tredicesima avviene nello stesso modo. Quindi anche per loro, se il caso è quello di una persona in pensione da almeno un intero anno, l’ultima pensione ricevuta sarà praticamente doppia. Diverso il caso della tredicesima spettante alle donne in maternità, poiché dipende dalla somma integrativa messa a disposizione dall’azienda.

Nel caso di un’azienda che integra la maternità al 100% il calcolo è semplice, poiché i giorni di assenza verranno calcolati come giorni lavorativi. Nel caso in cui i contratti nazionali (CCNL) non prevedano l’integrazione al 100% il calcolo della tredicesima bisognerà innanzitutto capire l’importo che l’azienda deciderà di trattenere al dipendente.

In ogni caso la legge prevede che la tredicesima si maturi anche nei seguenti casi: assenze per malattia, infortunio, maternità, congedo matrimoniale, riposi, ferie, permessi, festività nazionali e infrasettimanali. Non matura, invece, nei seguenti casi: lavoro straordinario (diurno e notturno), indennità per ferie non godute, aspettativa, congedo parentale, malattia e infortunio oltre il periodo previsto dal contratto, malattia bambino, congedo, straordinario biennale, congedo per gravi e documentati motivi familiari, sciopero, servizio militare e sospensione dal lavoro per provvedimento disciplinare.

Fonte foto: 123RF

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