Sull'espulsione dei migranti la Cassazione dà ragione ai giudici, governo bacchettato sui Paesi sicuri
Una sentenza della Cassazione stabilisce che, in materia di espulsione dei migranti, i tribunali possono disapplicare il decreto sui Paesi sicuri
Nuova tegola per il governo Meloni in merito all’espulsione dei migranti dall’Italia e alla definizione dei “Paesi sicuri”. Per la Corte di Cassazione l’esecutivo ha il diritto di stilare il suo elenco di Paesi che considera sicuri, tuttavia i giudici hanno la facoltà di valutare caso per caso, disapplicando i decreti qualora essi siano in palese contrasto con i criteri europei.
Sentenza della Cassazione sui Paesi sicuri
La sentenza della Cassazione è stata depositata il 19 dicembre e infligge un nuovo colpo alle politiche migratorie del governo, mettendo ulteriormente a rischio i piani per le deportazioni in Albania, che hanno già subito una battuta d’arresto in seguito a vicissitudini giudiziarie.
Il caso
La decisione delle toghe arriva a seguito del caso di un migrante tunisino, la cui richiesta d’asilo era stata rigettata sulla base della classificazione della Tunisia come Paese sicuro.
Albania, il centro migranti di Gjader
Era stato il Tribunale di Roma a sollevare la vicenda, lo scorso luglio, sospendendo il giudizio con un rinvio pregiudiziale alla Cassazione per chiarire se il giudice ordinario debba obbligatoriamente attenersi alle designazioni ministeriali o se invece possa verificare in autonomia se il Paese in questione sia effettivamente sicuro, facendo direttamente riferimento alle normative europee.
La risposta della Cassazione è netta: il governo può fare le sue valutazioni di natura politica, ma i giudici devono conformarsi alla normativa comunitaria, decidendo caso per caso in base alle prove presentate dal ricorrente.
La decisione della Cassazione si riferisce a un contesto normativo precedente all’ultimo decreto del governo Meloni, varato a ottobre, che ha trasformato l’elenco dei Paesi sicuri in norma primaria, rendendolo teoricamente meno vulnerabile a interventi giudiziari. Ma la sentenza riafferma un principio che resta valido anche nell’attuale scenario.
Che succede ai centri migranti in Albania
La sentenza non si riferisce direttamente al trattenimento dei migranti in Albania, ma fornisce indicazioni che potrebbero orientare la giurisprudenza.
Per il governo il quadro si complica ulteriormente, sia per quanto riguarda il caso dei due hotspot albanesi, sia per quanto riguarda le crescenti tensioni con la magistratura.
Ma sugli hotspot in Albania, la premier Giorgia Meloni avanza tetragona: “Funzioneranno – ha più volte ribadito – perché io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere”.