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Sul caso Chiara Ferragni-pandoro Balocco interviene l'azienda: perché costava di più, la lettera al Codacons

Balocco scrive al Codacons e spiega perché il pandoro di Chiara Ferragni aveva un prezzo maggiorato

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

L’azienda Balocco, a proposito del prezzo maggiorato del pandoro dello scandalo – il Pink Christmas con la griffe di Chiara Ferragni -, ha scritto al Codacons che ha raccolto oltre 250 mail dei consumatori per far ottenere a questi ultimi un risarcimento danni.

La spiegazione dell’azienda Balocco: perché il pandoro di Chiara Ferragni costava 9,37

Il pandoro Balocco classico, al tempo della collaborazione con la Ferragni, veniva venduto a 3,68 euro. Il Pink Christmas a 9,37 euro. Il Codacons vorrebbe ottenere per i consumatori un rimborso sulla differenza di quasi 6 euro tra i due pandori. Non solo L’associazione mira anche a far avere un risarcimento per danni morali a chi ha comprato il dolce.

Balocco, tramite i propri legali ha riferito al Codacons che la maggiorazione di quasi 6 euro è stata pensata perché il Pink Christmas ha “elementi peculiari”, quali “il nastro di chiusura, il sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza, nonché una bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro”.

Codacons risponde a Balocco: “Una lettera incredibile”

Il Codacons ha pubblicato il documento inviato dall’azienda. Nel farlo ha reso noto di non credere in alcun modo alla versione degli “elementi peculiari”.

“Un rincaro di prezzo al pubblico del 154 per cento non è giustificato, una lettera che ha dell’incredibile”, hanno tuonato dall’associazione.

Il Codacons ha quindi domandato a Balocco di fornire più dettagli “circa i maggiori costi sostenuti per lo zucchero a velo rosa, per la grafica diversificata, per il nastro di chiusura”.

Balocco, dal canto suo, ha aggiunto che “né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica”, e quindi i consumatori non sarebbero stati condizionati nell’acquisto dall’operazione di beneficenza.

Il Codacons, però, anche in questo caso è in profondo disaccordo: “Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate”.

E ancora: “A questo punto agiremo formalmente verso l’azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi”.

La multa dell’Antitrust e l’indagine per truffa aggravata

L’accordo sulla beneficenza all’ospedale pediatrico Regina Margherita, eseguita dalla Balocco indipendentemente dalle vendite del pandoro griffato, è costato all’influencer una multa di oltre 1 milione di euro dall’Antitrust (per Balocco la sanzione è stata di 430 mila euro) per pratica commerciale scorretta e un’indagine per truffa aggravata a carico anche di Alessandra Balocco, presidente dell’azienda dolciaria.

Fonte foto: ANSA

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