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Stupro di gruppo a Palermo, il governatore Renato Schifani: "La regione Sicilia si costituirà parte civile"

Renato Schifani ha fatto sapere che la Regione Sicilia si costituirà parte civile nel procedimento penale sullo stupro di gruppo avvenuto a Palermo

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Giuseppe Pastore

GIORNALISTA

Giornalista professionista, si occupa di attualità e politica parlamentare seguendo i lavori di Camera e Senato. Laureato in Giurisprudenza, muove i primi passi nel giornalismo scrivendo di cronaca e politica in Puglia per poi collaborare con alcune testate nazionali.

La Regione Sicilia si costituirà parte civile nel procedimento penale in merito allo stupro di gruppo a Palermo. La notizia arriva direttamente dal presidente della Regione Renato Schifani il quale in un’intervista rilasciata a ‘Tgcom24‘ ha detto  che si tratta di una questione di “rigore” e di “trasparenza”. Per il presunto abuso che si sarebbe verificato il 7 luglio, sono stati arrestati 7 giovani ragazzi.

Il governatore siciliano: “È una questione di rigore”

Non si fermano le indagini sulla violenza subita il 7 luglio da una ragazza di 19 anni. Nell’ambito del procedimento penale che si aprirà, la Regione Sicilia ha già le idee chiare.

“La costituzione di parte civile credo sia naturale per una Regione che si è data degli obiettivi di rigore e trasparenza“, ha detto il presidente della Regione Renato Schifani, intervistato da ‘Tgcom24‘.

L’intervista del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ai microfoni di Tgcom24

Il governatore siciliano, inoltre, ha aggiunto che si tratta di una questione di “rigore” nei confronti “di grandi reati di allarme sociale come questo”.

Schifani: “Raddoppiare i termini della carcerazione”

Il presidente della Regione ha condannato aspramente l’accaduto. Nel suo intervento ai microfoni di ‘Tgcom24‘, infatti, ha premesso di essere un “garantista” ma ha voluto fare delle considerazioni sulla vicenda.

Il cantiere di Palermo dove il 7 luglio si sarebbe consumato lo stupro 

Schifani, infatti, ha precisato che “in presenza di reati di allarme sociale per cui la prova è acquisita in maniera ormai inoccultabile, sotto il profilo documentale e sotto quello delle intercettazioni delle conversazioni dei ragazzi, occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva“.

Una posizione netta che il presidente della Regione Sicilia ha argomentato sostenendo che “non basta la mano dura se poi magari con la scadenza dei termini della carcerazione preventiva questi ragazzi vengono messi fuori e magari possono ripetere comportamenti efferati, che sono esecrabili e offendono non solo la dignità di una persona, ma anche di una città, di una regione e di un Paese”.

Le chat WhatsApp dopo lo stupro

Sulla vicenda sono anche spuntate alcune chat su WhatsApp. Si tratta di messaggi inviati da uno dei presunti aggressori della 19enne vittima della violenza avvenuta a Palermo.

Tra i messaggi si leggono molti dettagli sullo stupro che sarebbe commesso. “La carne è carne”, recita uno dei testi inviati e riportati da ‘Palermo Today‘.

Nelle sue chat il 19enne – arrestato insieme agli altri sei ragazzi che avrebbero partecipato allo stupro – avrebbe aggiunto: “Se ci penso un po’ mi viene lo schifo perché eravamo, ti giuro, 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno“.

Fonte foto: ANSA

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