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Stop ai presidi dell'indotto di ex Ilva a Taranto da lunedì, ma i lavoratori restano fermi: "Mancano i fondi"

La situazione economica delle imprese dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto non consente ai lavoratori di tornare operativi: "I soci trovino un accordo"

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Giuseppe Pastore

GIORNALISTA

Giornalista professionista, si occupa di attualità e politica parlamentare seguendo i lavori di Camera e Senato. Laureato in Giurisprudenza, muove i primi passi nel giornalismo scrivendo di cronaca e politica in Puglia per poi collaborare con alcune testate nazionali.

Lunedì 12 febbraio saranno rimossi i presidi dinanzi alle portinerie dell’ex Ilva di Taranto, ma le aziende dell’indotto non torneranno a prestare la propria opera nello stabilimento. Lo fa sapere in una nota Fabio Greco, presidente dell’Aigi, l’associazione che rappresenta circa l’80% delle imprese dell’indotto dell’ex Ilva  di Taranto. “Mancano i fondi per pagare i collaboratori”, spiega Greco precisando che “forse è questo l’elemento dirimente che i soci non intendono comprendere”.

Le aziende vantano crediti milionari e vogliono evitare l’amministrazione straordinaria

A Taranto sono settimane concitanti a causa della vertenza ex Ilva che coinvolge migliaia di lavoratori e su cui il Governo ha recentemente preso provvedimenti con l’intento di salvaguardare l’occupazione avviando l’amministrazione straordinaria della società di cui lo Stato, tramite Invitalia, è socio di minoranza.

Mentre tutto sarebbe pronto per avviare la procedura di amministrazione straordinaria, tuttavia, negli ultimi giorni il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha fatto sapere che è ancora aperto il confronto con Arcelor Mittal (socio privato di maggioranza) per cercare un’alternativa alla procedura concorsuale.

I lavoratori dell’indotto in corteo a Taranto nei giorni scorsi

Il nodo principale della questione riguarda proprio le imprese dell’indotto e dell’appalto che gravitano intorno alla committente Acciaierie d’Italia (ex Ilva).

Queste, infatti, vantano crediti milionari che temono di non recuperare in tempo con l’amministrazione straordinaria. Ed è per questo motivo che da giorni i lavoratori sono in protesta davanti alle porte dello stabilimento astenendosi dal lavorare.

Fabrio Greco: “Invitalia e Arcelor Mittal trovino un accordo”

“Le aziende sono in difficoltà economico-finanzaria”, spiega il presidente dell’Aigi Fabio Greco. Una condizione talmente critica, precisa, “da non poter garantire le proprie prestazioni dopo essere state costrette, stante la nota situazione, ad adottare la cassa integrazione per 2.600 lavoratori“.

E a questo, aggiunge Greco, si somma che “nel corso dell’ultima assemblea generale è stato dichiarata l’impossibilità di riuscire a rispettare le scadenze previste a fine mese legate al pagamento di oneri fiscali e previdenziali“.

L’unica strada per “ritornare al lavoro ed evitare il collasso, sempre più vicino, dello stabilimento” è che Invitalia e Arcelor Mittal trovino “un accordo che superi il rischio del commissariamento e agevoli le modalità di recupero dei crediti vantati dai fornitori”, spiega Greco.

La partita si gioca in Senato

Il presidente dell’Aigi, inoltre, ritiene “utile ribadire che  non consentiamo ad alcuno di additare nuovamente l’indotto quale presunto responsabile del fallimento della grande fabbrica”.

Se si arriverà al collasso, spiega Greco, “le responsabilità saranno riferibili solo ed esclusivamente al mancato accordo tra i due soci che continuano in un braccio di ferro che determinerà la morte dell’economia di terra ionica”.

Intanto, in Senato è in corso l’esame dei provvedimenti varati dal Governo a tutela dell’ex Ilva. Martedì è attesa in commissione Industria l’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli.

Subito dopo si inizierà con l’esame degli emendamenti al decreto legge che dovrebbe arrivare in aula a fine febbraio per poi essere convertito in legge entro il 18 marzo.

“Aigi ha fornito attraverso diverse interlocuzioni tutti gli strumenti per poter superare la crisi. Ma forse non sono vere le intenzioni propagandate a più riprese“, si legge nella nota dell’Aigi.

“Ora il tempo degli annunci è superato. Servono i fatti. Occorre garantire futuro a questo territorio. Basta con i proclami”, ha concluso Fabio Greco.

Fonte foto: ANSA

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