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CRONACA ESTERA

Soldati italiani feriti nella base Unifil colpita in Libano da razzi, ira di Meloni e Crosetto dopo l'attacco

Quattro soldati italiani sono rimasti feriti in Libano dopo che la base Unifil dove si trovavano è stata colpita: da alcuni razzi: l'ira di Meloni e Crosetto

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Venerdì 22 novembre quattro soldati italiani della missione Unifil sono rimasti feriti dopo che la base nel sud del Libano, in cui si trovavano, è stata colpita da alcuni razzi. Durissima la reazione della premier, Giorgia Meloni, e del ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Cosa sappiamo sui soldati italiani nella base Unifil in Libano

I quattro soldati italiani rimasti feriti nel sud del Libano, secondo quanto ha appreso da fonti di Governo l’agenzia ANSA, non sarebbero in pericolo di vita.

Sono già state avviate le indagini per stabilire la dinamica di quanto accaduto: i soldati sono stati investiti da schegge di vetro e pietrisco.


Crosetto ha definito “inaccettabile” il nuovo attacco alla base Unifil

L’ipotesi dei razzi lanciati da Hezbollah

Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la base di Shama sarebbe stata raggiunta da due razzi lanciati probabilmente da Hezbollah, uno dei quali ha impattato contro l’esterno del bunker, la cui struttura non ha ceduto.

Sul posto sono state ritrovate tracce di almeno un razzo da 122 millimetri, che non è in dotazione all’esercito israeliano.

Il ministro degli Esteri, Antoio Tajani, ha confermato – ripreso da LaPresse – la possibilità che si tratti di “due missili lanciati da Hezbollah”, aggiungendo che “non ci sono feriti gravi, ma si tratta di forze di pace e nessuno deve toccarle“.

E ancora: “Quello che sta accadendo è inaccettabile. Come abbiamo detto a Israele di prestare la massima attenzione, così lo diciamo con altrettanta fermezza a Hezbollah. I militari italiani non si possono toccare. Se qualcuno pensa di poter continuare a giocare con le armi facendo danni alle basi italiani si sbaglia. Siamo fieri dei nostri militari in Libano, di quello che stanno facendo e che faranno, sono la parte migliore del nostro Paese“.

La reazione furiosa di Guido Crosetto e Giorgia Meloni

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha reagito con durezza: “È intollerabile che ancora una volta una base di Unifil sia stata colpita. Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano, cosa che è stata impossibile dal suo insediamento ad oggi, per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi Unifil come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.

Crosetto ha aggiunto di aver “immediatamente contattato il comandante del contingente, Stefano Messina, per sincerarmi delle condizioni dei quattro militari, che non destano preoccupazioni. Ho anche contattato la mia controparte libanese ribadendo che il contingente italiano di Unifil permane nel sud del Libano per offrire una finestra di opportunità alla pace e non può diventare ostaggio degli attacchi delle milizie”.

Durissima anche la premier, Giorgia Meloni, ripresa dall’Ansa: “Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil nel sud del Libano, che hanno causato anche il ferimento di alcuni nostri militari impegnati in missione di pace. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”.

Il precedente attacco alla base Unifil

Già alcuni giorni fa otto razzi da 107 millimetri avevano colpito il quartiere generale del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil a Shama, nel sud del Libano.

I razzi hanno impattato su alcune aree situate all’aperto e sul magazzino ricambi della base, dove non era presente alcun soldato.

In quell’occasione non si erano registrati feriti. Cinque militari italiani erano finiti sotto osservazione nell’infermeria della base, ma le loro condizioni di salute non hanno destato particolari preoccupazioni.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti alla Farnesina, aveva dichiarato a proposito di questo attacco: “Dovrebbero essere razzi leggeri di Hezbollah. È inammissibile che si spari contro il contingente Unifil. Non hanno alcun diritto di farlo, sono truppe che hanno garantito anche la sicurezza di Hezbollah. Se è stato un errore, imparino a usare meglio le armi. Noi non siamo nemici di nessuno, siamo lì per portare la pace. Tutta la solidarietà ai militari italiani che sono impegnati con Unifil, ci auguriamo che questo sia l’ultimo episodio”.

Cos’è la missione Unifil

La missione Unifil (United nations interim force in Lebanon) dei caschi blu in Libano ha preso il via nel 1978. Dopo quasi 30 anni, dopo il conflitto israelo-libanese del 2006, è stata approvata una nuova risoluzione Onu, la 1701, che ha disposto, tra le altre cose, una nuova forza di interposizione.

L’operazione di pace italiana definita ‘Leonte’, avviata subito dopo il cessate il fuoco 18 anni fa, ha lo scopo di monitorare la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele. L’Italia è alla guida del settore ovest.

Fonte foto: iStock

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