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Sindaca di Rosà Elena Mezzalira vieta la "pastasciutta antifascista": cos'è e perché non è stata autorizzata

La sindaca di Rosà (Vicenza) ha negato l’autorizzazione per la “pastasciutta antifascista”, ideata dai fratelli Cervi, provocando la reazione dell’Anpi

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Polemica a Rosà, in provincia di Vicenza, dopo la decisione della sindaca di vietare la “pastasciutta antifascista”, un evento organizzato dalla sezione locale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). Elena Mezzalira ha invitato gli organizzatori a “trovare un’altra sede” per la ricorrenza che ricorda la mangiata di pastasciutta organizzata, il 25 luglio del 1943, dalla famiglia Cervi per festeggiare la caduta del regime.

I motivi del “no” della sindaca di Rosà

La sindaca di Rosà ha vietato l’evento della “pastasciutta antifascista” perché l’iniziativa “non rispetta il regolamento di utilizzo e gestione, che prevede una destinazione socio-ricreativa”. “Solo venerdì scorso – si legge ancora nella nota firmata da Mezzalira – abbiamo ricevuto la richiesta di utilizzo da parte dei promotori. Ma la diffusione sui social di volantini col titolo di ‘pastasciutta antifascista’ fa pensare che non si tratti solo di un appuntamento conviviale o culturale”.

“Mi lascia perplessa la presa di posizione della consigliera regionale Chiara Luisetto, che, nelle sue dichiarazioni, ha fatto un uso propagandistico e strumentale della vicenda. Gli organizzatori sono liberi di trovare un’altra sede”, ha spiegato la sindaca di Rosà.

Le critiche dell’Anpi e dell’opposizione

Una presa di posizione aspramente criticata dall’Anpi, che ha espresso il proprio disappunto attraverso la pagina Facebook. “A Rosà (Vicenza) la Sindaca, in palese violazione della Costituzione, non concede lo spazio per la Pastasciutta antifascista perché il nome “può essere un richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e ordine pubblico”, si legge nel post.

Inoltre, sempre l’Anci, nello stesso post richiama un altro episodio avvenuto sempre in provincia di Vicenza: “A Porto Burci (sempre Vicenza) compare una scritta intimidatoria del “Mis” contro gli organizzatori della Pastasciutta: “Se manca l’olio lo portiamo noi”. Accade oggi, 25 luglio 2023. E noi non smetteremo di denunciare alle autorità competenti e di diffondere unità e cultura Antifasciste”.

Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha invocato l’intervento del prefetto di Vicenza.

L’episodio è accaduto a Rosà, in provincia di Vicenza

Cos’è la ricorrenza della “pastasciutta antifascista”

Ma come nasce l’iniziativa della “pastasciutta antifascista” che viene organizzata dall’Anpi ogni 25 luglio? Tutto nasce il 25 luglio del 1943, data della caduta del fascismo e di Benito Mussolini.

Quel giorno i sette fratelli Cervi, per festeggiare l’avvenimento, offrirono la prima pastasciutta antifascista alla comunità di Campegine. Perché proprio la pastasciutta? Semplice, perché il regime odiava la pastasciutta, nonostante la popolazione italiana – dopo anni di autarchia e guerre – fosse gravemente malnutrita.

Per questa ragione, in occasione della caduta del regime, i fratelli Cervi (che verrano poi fucilati proprio dai fascisti durante la Resistenza) offrirono pasta al burro e parmigiano alla popolazione, cucinando – a quanto pare – dai 3 ai 10 quintali di pastasciutta.

Fonte foto: Facebook Elena Mezzalira

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