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Scoperta proteina che blocca l'invecchiamento, lo studio sull'elisir di lunga vita che arriva dalla salamandra

Recenti ricerche hanno rivelato che una proteina potrebbe offrire notevoli vantaggi per la salute umana, contribuendo a prolungare la durata della vita

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Paola Palazzo

GIORNALISTA

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L’elisir di lunga vita potrebbe avvicinarsi alla realtà grazie a un recente studio pubblicato sulla rivista Nature. La ricerca suggerisce che una proteina presente nella salamandra potrebbe essere la chiave per estendere la durata della vita umana. Attualmente, gli esperimenti sono limitati ai topi da laboratorio, ma gli studiosi ritengono che questi risultati rappresentino un passo significativo verso l’aumento della longevità.

Alla scoperta della proteina contro l’invecchiamento

Un team di ricercatori provenienti da Singapore e dal Regno Unito ha ottenuto risultati promettenti con un esperimento che ha esteso la vita dei topolini di laboratorio di circa il 25 percento.

Questo progresso si basa sull’osservazione dei meccanismi di rigenerazione degli arti recisi di alcune specie animali, come la salamandra axolotl, e sull’inibizione di una proteina che causa l’infiammazione nei tessuti.

 Foto di repertorio

Il meccanismo scientifico dietro la scoperta

Il professor Stuart Cook della Duke-Nus Singapore ha guidato uno studio che ha rivelato come l’inibizione della proteina IL-11 possa estendere la vita dei topolini.

Questa proteina, nota per il suo ruolo nei fenomeni infiammatori, quando viene “spenta” protegge i roditori da malattie associate al declino metabolico e alla fragilità, allungando la loro vita del 24,9%.

Inoltre, con l’inibizione di IL-11 pare sia stata riscontrata una riduzione dello sviluppo di tumori legati all’età. La tecnica, ora in fase preliminare di sperimentazione sugli esseri umani, ha potenziali applicazioni nella cura di disturbi, come la fibrosi polmonare.

Sfide e prospettive future

Come riportato da Repubblica, la professoressa Ilaria Bellantuono dell’Università di Sheffield ha sottolineato che, sebbene la scoperta sia significativa, non ha ancora superato altre tecniche anti-invecchiamento già consolidate.

Inoltre, per quanto riguarda la sperimentazione umana sussistono degli ostacoli etici ed economici che dovranno essere affrontati prima di poter adottare queste terapie su larga scala.

Anche Alessandro Sgambato, ordinario di Patologia Generale dell’Università Cattolica, ha commentato all’Ansa il lavoro dei ricercatori, affermando che “si tratta di una scoperta importante che aggiunge un altro tassello alla nostra comprensione dei meccanismi molecolari responsabili delle modificazioni fisiologiche correlate con l’età”.

D’altra parte, aggiunge Sgambato, “non dobbiamo dimenticare che il nostro obiettivo è non soltanto allungare la vita ma anche garantire una buona qualità di vita e una buona salute fisica e mentale ai soggetti anziani” e per questo “si dovrà chiarire meglio il legame fra IL-11 e invecchiamento nell’uomo”.

Fonte foto: iStock

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