Roberto Saviano a processo contro Matteo Salvini per diffamazione: "Fiero di essere imputato"
Il saggista campano Roberto Saviano a processo contro Salvini per diffamazione: definì il ministro "malavitoso"
Lo scrittore Roberto Saviano, accusato dal leader della Lega Matteo Salvini per diffamazione, andrà a processo. L’iter in tribunale è partito proprio nella giornata di mercoledì 1 febbraio 2023 a Roma, con lo scrittore che si è presentato in aula per testimoniare e difendersi dalle accuse del ministro.
Saviano “fiero” di andare a processo
Intervenuto nell’aula del tribunale monocratico della Capitale, Saviano si è detto orgoglioso di essere imputato nel processo contro Salvini. “Mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido“.
Saviano ha poi sottolineato che quello con Salvini non è altro che l’ennesimo processo aperto contro di lui dalla formazione di governo del centrodestra, essendo già imputato contro Meloni e coinvolto in una causa civile col ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “Tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli“.
Nella lista testi della difesa, sulla quale il giudice si è riservato, figura tra gli altri il ministro degli Interno, Matteo Piantedosi, chiamato a riferire “sulle iniziative volte a verificare il regime di protezione al quale Saviano è sottoposto dall’ottobre 2007”. Nella lista ci sono anche il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutierrez e Oscar Camps, fondatore e presidente di Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 1 giugno, quando verrà sentito in aula, come parte lesa, il ministro Matteo Salvini.
Perché Saviano è a processo
Sono passati ben cinque anni dalle dichiarazioni che, oggi, hanno portato Roberto Saviano a difendersi in tribunale. Nello specifico lo scrittore è stato accusato di diffamazione da Salvini dopo essere stato definito “ministro della Malavita“.
Le parole di Saviano, risalenti al giugno 2018, erano seguite a quelle con cui Salvini aveva paventato valutazioni sul mantenimento della sua scorta. “Credi che io possa avere paura di te? Buffone” disse il saggista all’allora ministro degli Interni al quale aveva appunto detto che “è definibile ministro della malavita”.
La posizione di Saviano su Cospito
A margine dell’udienza, Saviano è tornato a parlare anche del caso legato ad Alfredo Cospito, l’anarchico al 41bis che ha portato a tante discussioni in Parlamento nelle ultime ore. Dopo la dura presa di posizione di Donzelli, il saggista ha infatti sottolinea che se le sue rivelazioni sono vere “dimostrano che le organizzazioni criminali cercano di approfittarsi e di sfruttare una scelta sbagliata delle istituzioni”.
“Ciò che ha detto il parlamentare Giovanni Donzelli, al di là del fatto che non avrebbe dovuto dirlo, è stato utile, perché conferma che la criminalità organizzata cerca di manipolare a proprio vantaggio una scelta sbagliata’’ ha sottolineato.
Poi sulla vicenda legata al 41bis ha aggiunto: “I giudici dovrebbero decidere caso per caso e non con una regola per tutti e sempre’’.