Ritrovare i tre bambini nella foto: l'appello dell'ex soldato
La storia dell'ex soldato, in servizio in Italia durante la Seconda guerra mondiale, diventata virale su Facebook
Un appello per ritrovare, dopo più di 70 anni, i tre bambini con cui scattò una foto durante la Seconda guerra mondiale. La storia raccolta dall’Ansa racconta del 96enne Martin Adler originario del Bronx, combattente lungo la Linea Gotica nell’Appennino Tosco-Emiliano, che oggi si rivolge ai social per riabbracciare i tre bambini sbucati fuori da una cesta nel bel mezzo di un giorno di guerra tra settembre e ottobre del 1944.
Di quell’incontro Adler, allora 23enne, conserva la fotografia in bianco e nero, che ha pubblicato su Facebook lanciando il suo messaggio con l’aiuto della figlia Rachelle e dello scrittore e giornalista reggiano Matteo Incerti esperto, grazie alle su ricerche storiche, di ricongiungimenti,.
“Tra settembre e ottobre 1944, scattai una foto con tre bambini in una casa da poco liberata, se sono ancora vivi vorrei ritrovarli“, è la speranza dell’ex militare.
Il reduce di guerra racconta la storia di quella foto, quando, con il commilitone John Bronsky, oggi morto, entrarono in una casa con il mitra in mano.
“Non ricordo il nome del paese. Entrammo in quell’abitazione – racconta Adler. C’era un grande cestino di legno dal quale uscivano strani rumori. Io e John avevamo già il dito sul grilletto pronti a sparare, potevano esserci dei tedeschi. Poi un urlo e una donna che corse incontro urlando ‘bambini, bambini!’. Era la loro mamma che urlava! Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli, due bimbe e un bimbo”.
“Feci il più bel sorriso del mondo ed io e John iniziammo a ridere, felici di non aver premuto quel grilletto. Non ce lo saremmo perdonati tutta la vita” dice il 96enne che a quel punto chiese alla madre di potere scattare un fotografia.
Adesso residente a Boca Raton in Florida, Martin Adler all’epoca dei fatti era in servizio in Italia, tra le valli del Santerno, dell’Idice e del Sillaro, nella 85th Infantry Division Custermen, in qualità di addetto all’armamento pesante della compagnia D del 339th Infantry Regiment, contro i nazifascisti.
Dopo l’incontro con i bambini venne ferito e ricoverato a Napoli, per poi tornare in prima linea nel marzo del ’45 e vivere la liberazione del Paese.
“Sono ancora vivi? C’è qualcuno che si riconosce? Forse loro, o i loro figli. Mi piacerebbe parlare con loro – è l’appello di Martin lanciato tramite la figlia – e perché no quando finirà questo virus incontrarci di nuovo e abbracciarci. Proviamoci, sarebbe una favola di Natale ritrovarci tutti insieme”.
In attesa di ricevere risposte, il post su Facebook è già diventato virale, con oltre 1.200 condivisioni e centinaia di commenti.