Riapertura della scuola e variante inglese, l'allarme di Burioni
Diversi esperti, da Roberto Burioni a Filippo Anelli, invitano alla prudenza in vista della riapertura delle scuole
Sale l’allerta in vista dell’imminente riapertura delle scuole in presenza il 7 gennaio. Il ritorno in classe di centinaia di migliaia di ragazzi, con tutto quello che ne consegue, potrebbe portare ad un consistente aumento dei contagi. Diversi esperti e studiosi hanno lanciato l’allarme per un possibile nuovo picco dei contagi a causa del ritorno tra i banchi di scuola. Un rischio concreto, anche alla luce delle ultime novità sulla variante “inglese” del coronavirus.
Questa nuova variante del Sars-CoV-2, ha affermato il virologo del San Raffaele Roberto Burioni sul sito “Medical Facts”, sembra infatti essere molto più contagiosa nei bambini e nei ragazzi.
“Questa variante più contagiosa pare circolare con particolare intensità nei bambini (0-9 anni) e nei ragazzi (10-19) rispetto alle altre fasce d’età”, ha spiegato, citando i dati di un recente report dell’Imperial College di Londra.
“Una caratteristica che a questo punto possiamo considerare molto probabile” e che “deve portarci a una sorveglianza particolarmente attenta nel capire tempestivamente se questa variante (che ormai non è più inglese, visto che si isola dovunque) comincerà a circolare nelle scuole che il 7 gennaio riapriranno”.
Una cattiva notizia dunque, sottolinea Burioni, accompagnata da una positiva: “Dati preliminari indicano che questa variante è neutralizzata dalla risposta immune suscitata dai vaccini“.
Riapertura della scuola: l’allarme degli esperti
Un invito alla prudenza in vista della riapertura della scuola arriva anche dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, che spiega come sarebbe possibile tornare in classe solo mettendo tutto il Paese in zona rossa.
“Se facciamo la zona rossa – ha detto Anelli all’Adnkronos – possiamo mandare i ragazzi a scuola. Se davvero tutti stanno a casa, riducendo così la pressione sui trasporti, e se i ragazzi non possono aggregarsi fuori, i sistemi di tutela messi a punto all’interno delle scuole possono funzionare. Diversamente abbiamo visto che il sistema non ha funzionato, e che aprire le scuole comporta un aumento della diffusione del virus”.
Sulla stessa linea anche il matematico del Cnr Giovanni Sebastiani che all’Adnkronos si dice “molto preoccupato dall’evoluzione dell’epidemia rispetto ad una riapertura delle scuole il 7 gennaio con didattica in presenza. Diversi studi scientifici mostrano che gli studenti delle superiori contribuiscono in modo significativo alla diffusione del virus“.
Secondo Sebastiani “la ragione e la prudenza suggeriscono di ripartire con le scuole superiori nella seconda metà di gennaio, una volta verificati che gli effetti delle misure del periodo di vacanze natalizie-inizio anno-Befana”.