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POLITICA ESTERA

Re Carlo III accusato di prendere beni dei defunti nel Ducato di Lancaster con la regola della "Bona vacantia"

L'uso della regola "Bona Vacantia" nel Ducato del Lancaster da parte di Carlo III. Un'inchiesta rivela l'elusiva destinazione delle eredità

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Nel Ducato di Lancaster, situato nel nord-ovest dell’Inghilterra, è scoppiato un potenziale scandalo che investe Re Carlo III e una vecchia regola che consente al sovrano di entrare in possesso dei beni dei sudditi defunti in alcuni casi, la “bona vacantia“. Un’inchiesta del Guardian ha sottolineato un trasferimento di 100 milioni di sterline in beneficienza, ma emerge un utilizzo controverso dei fondi. Accuse indicano che il sovrano avrebbe investito queste eredità “forzose” in ristrutturazioni di residenze e uffici commerciali.

La regola della Bona Vacantia

La Bona Vacantia, in vigore dal 1399, permette al monarca di accaparrarsi i beni lasciati senza eredi nel Ducato del Lancaster. Una rivelazione esplosiva del Guardian ha riportato alla ribalta questa pratica millenaria, mettendo in luce il modo in cui il sovrano ha gestito i fondi provenienti da questa antica pratica.

L’indagine ha svelato che Carlo III ha trasferito ben 100 milioni di sterline (circa 115 milioni di euro) in beneficienza, includendo gli introiti dalla cosiddetta bona vacantia del ducato di Lancaster. Ma cosa si nasconde dietro questo gesto apparentemente nobile?

L’inchiesta ha sottolineato le differenze nella gestione dei fondi fra Carlo III ed Elisabetta II

La differenza con la Regina Elisabetta

Negli ultimi dieci anni, la regola feudale avrebbe generato almeno 60 milioni di sterline (quasi 70 milioni di euro). Tuttavia, a differenza della defunta regina Elisabetta II, che ha sempre devoluto tali somme in beneficienza senza trarne profitto personale, Carlo III sembra aver adottato un approccio differente.

Una parte consistente degli introiti del ducato è finita in organizzazioni benefiche, tra cui quelle dedite alla conservazione di beni immobili di inestimabile valore storico e scientifico, aperti al pubblico.

La controversia

L’inchiesta ha messo in luce una pratica controversa. Gli amministratori del palazzo avrebbero ampliato la definizione di beni di valore pubblico (SA9) per includere non solo edifici storici, ma anche case vacanze, villette a schiera, cottage di campagna e immobili agricoli. Persino un fienile nello Yorkshire, utilizzato per la riproduzione di pernici e fagiani, sarebbe stato incluso nella lista.

Le accuse sono gravi: Carlo III avrebbe utilizzato questi fondi per ristrutturare e valorizzare immobili trasformati in residenze di lusso o uffici commerciali, sfruttando un’interpretazione elastica della destinazione d’uso dei fondi Bona Vacantia. Fonti locali hanno suggerito che il sovrano avrebbe considerato questo denaro come una sorta di “fondo nero” da impiegare in maniera discrezionale.

La decisione di Elisabetta

Un portavoce del ducato ha dichiarato che i fondi del Bona Vacantia dovrebbero essere ridistribuiti tra tre organizzazioni benefiche: Duchy of Lancaster Benevolent Fund, the Duke of Lancaster Housing Trust and Jubilee Trust. Questa decisione sarebbe stata presa dalla stessa regina Elisabetta II per evitare che i soldi finissero nelle tasche del sovrano.

Con l’ascesa al trono di Carlo III, il monarca ha promesso una gestione diversa di tali fondi. Ha dichiarato che i soldi dei defunti del Lancaster senza eredi né testamento non dovrebbero andare nelle sue disponibilità personali, ma piuttosto essere impiegati per sostenere le comunità locali, preservare la biodiversità e garantire la tutela di proprietà storiche nel ducato.

Fonte foto: ANSA

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