Poliziotto arrestato in Messico per l'omicidio di uno studente di 23 anni: dove si era nascosto per settimane
È finita la fuga del poliziotto che ha ucciso lo studente 23enne Yanqui Kothan: l'uomo deve rispondere dell'accusa di omicidio
In Messico è terminata dopo diverse settimane la fuga di un poliziotto che è stato arrestato perché accusato dell’omicidio di uno studente 23enne. Ad annunciarlo è stato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, che ha svelato che l’uomo è stato fermato ed è finito in manette.
- Arrestato poliziotto accusato di omicidio
- Dove si nascondeva il poliziotto
- Caos dopo la morte del 23enne
Arrestato poliziotto accusato di omicidio
La caccia all’uomo era partita già dai giorni successivi all’aggressione del 23enne Yanqui Kothan, studente ucciso nel corso di quello che sarebbe dovuto essere un controllo.
Ma il poliziotto, secondo quanto si apprende, ha aperto il fuoco contro la macchina in cui Yanqui e altri coetanei viaggiavano e lo studente, che frequentava la Scuola rurale di Ayotzinapa, ha avuto la peggio. Il giovane è morto il 7 marzo 2024 e da quel giorno l’agente è stato ricercato per tutto il Paese.
La notizia dell’arresto è stata data da Andrés Manuel López Obrador, che ha svelato come la fuga dell’agente sia stata frenata dal lavoro dei colleghi che lo hanno trovato e fermato.
Dove si nascondeva il poliziotto
Una fuga, come detto, durata diverse settimane per il poliziotto killer di Yanqui Kothan. L’uomo, del quale non sono state divulgate le generalità, era però riuscito a far perdere ogni traccia di sé.
Secondo quanto emerso, l’agente si era nascosto in un ranch. Successivamente, però, le indagini hanno fatto stringere sempre più il cerchio fino all’effettivo ritrovamento e arresto dell’uomo.
Caos dopo la morte del 23enne
La notizia, come detto, è stata divulgata dal capo dello Stato commentando il caso dei 43 studenti spariti nel 2014 a Iguala, nello Stato di Guerrero.
La vicenda ha portato con sé numerose polemiche, provocando tra l’altro tensioni tra i parenti delle vittime e il governo. A marzo, tra l’altro, alcuni manifestanti hanno sfondato un portone del palazzo presidenziale, in segno di protesta, mentre Obrador parlava ai giornalisti nella sua abituale conferenza stampa mattutina.