Per il Cnel il salario minimo non è la soluzione: la via è la contrattazione collettiva, tegola per Schlein
Il Cnel ha bocciato il salario minimo sostenendo che non risolverebbe il lavoro povero né la pratica del dumping contrattuale
Il Cnel ha detto la sua sul salario minimo bocciando, sostanzialmente, il cavallo di battaglia di Elly Schlein e Giuseppe Conte. La via maestra, per l’organo consultivo dello Stato, resta quella della contrattazione collettiva.
- Dal Cnel no al salario minimo
- Cosa sono lavoro povero e salario minimo
- Renato Brunetta sul lavoro del Cnel
- Voto a maggioranza in Cnel
Dal Cnel no al salario minimo
Quando è esplosa la polemica politica fra maggioranza e opposizione in merito alla riforma del mercato del lavoro, Giorgia Meloni ha congelato ogni decisione passando la palla nelle mani del Cnel.
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha raccolto le proposte e ha elaborato il suo documento finale su lavoro povero e salario minimo.
Cosa sono lavoro povero e salario minimo
Per lavoro povero si intende quello retribuito così poco da non permettere di affrancarsi da una condizione di indigenza. E per salario minimo si intende una paga che parta dai 9 euro l’ora.
L’assemblea del Cnel ha respinto la proposta presentata da cinque esperti nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che intendeva affiancare, in via sperimentale, una tariffa retributiva minima alla classica contrattazione salariale.
L’esposizione delle motivazioni è stata fatta giovedì 12 ottobre dal presidente del Cnel Renato Brunetta.
Un salario minimo per legge, “se ben implementato all’interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, non indebolisce ma rafforza la stessa”, era la convinzione dei 5 esperti.
Per il Cnel la “mera introduzione” del salario minimo “non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero né la pratica del dumping contrattuale né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”.
Il dumping contrattuale (o stipula di “contratti pirata”) consiste nell’applicazione di contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni scarsamente rappresentative del settore. Il fine è quello di applicare salari e tutele ridotti rispetto a quelli della classica contrattazione collettiva.
Renato Brunetta sul lavoro del Cnel
Il documento del Cnel sul salario minimo “è l’esito di uno straordinario percorso che in sessanta giorni è arrivato a produrre un testo importante approvato a larga maggioranza”, ha detto Brunetta.
“L’11 agosto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedeva al Cnel se eravamo in grado di redigere un testo di osservazioni e proposte. Oggi è 12 ottobre, in sessanta giorni questa casa, la casa dei corpi intermedi ha prodotto un testo sostenuto della stragrande maggioranza” dei consiglieri.
Voto a maggioranza in Cnel
Il documento che boccia le proposte su lavoratori poveri e salario minimo è passato a maggioranza.
Presenti 62 consiglieri; 54 i votanti; 39 i sì; 15 i no; 8 gli astenuti.
Secondo il Sole 24 Ore hanno votato no Cgil, Uil e Usb e i cinque consiglieri nominati da Mattarella.