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Paziente morto per febbre di Lassa negli Usa: come si trasmette il virus e sintomi della malattia emorragica

Dopo la morte di un paziente in Iowa, negli Stati Uniti, c'è apprensione per la febbre emorragica di Lassa: come si trasmette secondo gli esperti

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Negli Stati Uniti un uomo è morto dopo aver contratto il virus della febbre di Lassa, una rara malattia emorragica, al ritorno da un viaggio in Africa occidentale. Ricoverato in isolamento presso l’Università dell’Iowa, il paziente è deceduto poco dopo la diagnosi. La febbre di Lassa, che si trasmette attraverso il contatto con ratti infetti o i loro fluidi corporei, per gli esperti ha un rischio di diffusione considerato basso. Non esistendo vaccini, i medici hanno chiarito la possibile cura e come riconoscere i sintomi.

Febbre emorragica di Lassa: un morto negli Stati Uniti

Il caso di febbre di Lassa è stato identificato martedì 29 ottobre, poco dopo il rientro del paziente negli Stati Uniti da un viaggio in Africa occidentale all’inizio del mese, come indicato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e dal Dipartimento della Salute dell’Iowa (IDHHS).

L’uomo era stato ricoverato in isolamento presso il Medical Center dell’Università dell’Iowa a Iowa City, dove è morto nel pomeriggio di martedì.


Il virus della febbre di Lassa si trasmette dai ratti infetti: secondo gli esperti i rischi per l’uomo sono bassi

In merito al contagio, le autorità sanitarie rassicurano che il rischio per la popolazione è minimo e che, di solito, la febbre di Lassa si manifesta solo in Africa occidentale.

Cos’è la febbre di Lassa e come si trasmette

La febbre di Lassa è un’infezione virale acuta e potenzialmente letale, provocata dal virus Lassa, che “appartiene alla famiglia degli arenavirus e ha come vettore principale i ratti del genere Mastomys, diffusi in Africa occidentale” ha chiarito Albert Ko, professore presso la Yale School of Public Health a ABC News.

Il contagio avviene tramite contatto diretto con l’urina o le feci di questi ratti infetti, o per trasmissione da persona a persona. “Non è come il COVID”, ha aggiunto il dottor Robert Murphy, professore di malattie infettive presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University, escludendo la trasmissione per via aerea.

Scoperta nel 1969 in Nigeria, questa malattia emorragica è rara fuori dall’Africa; quello di martedì è solo l’ottavo caso fra tutti quelli che sono stati registrati negli Stati Uniti negli ultimi 55 anni, principalmente tra persone che avevano viaggiato in zone endemiche.

I sintomi della febbre di Lassa

I sintomi del virus Lassa includono febbre, mal di gola, nausea e, in alcuni casi, sanguinamento. Essi si manifestano solitamente entro una o due settimane dall’infezione.

Circa l’80% delle persone infette mostra sintomi lievi o assenti, come febbre, debolezza e mal di testa, e spesso il virus non viene diagnosticato. Nel restante 20%, i sintomi diventano gravi e possono includere emorragie, gonfiore del viso, dolori addominali e difficoltà respiratorie.

Tra le complicazioni ci sono perdita dell’udito e insufficienza renale, mentre le donne incinte affrontano un alto rischio di aborto spontaneo, con una mortalità fetale del 95%. Meno dell’1% dei casi totali risulta letale, ma tra i ricoverati gravi il tasso di mortalità sale al 15%.

Come si cura la febbre di Lassa

Il trattamento per la febbre di Lassa si basa principalmente sul farmaco antivirale Ribavirina, che risulta più efficace se somministrato all’inizio dei sintomi. È raccomandato inoltre il riposo, oltre a una corretta idratazione e gestione dei sintomi.

Attualmente, non esistono vaccini per prevenire il virus. Per chi viaggia in Africa occidentale, il CDC consiglia di evitare il contatto con i ratti, conservare il cibo in contenitori sicuri e mantenere puliti gli ambienti domestici.

Ad ogni modo, seppure la patologia non vada sottovalutata, per gli esperti non c’è motivo di allarmarsi più del necessario. “Questa malattia è davvero un importante problema di salute pubblica, ma è localizzata nell’Africa occidentale” ha ribadito il dottor Ko.

“Non è una malattia che si diffonde facilmente da un luogo all’altro, a differenza di alcune delle altre malattie che abbiamo affrontato, come Zika e COVID, e questo perché le persone di solito non sono infettive fino a quando non iniziano a sviluppare sintomi. Spesso possiamo controllare e identificare le persone che sono malate, per isolarle prima che inizino a viaggiare” ha aggiunto il medico.

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