Oscar Farinetti e l'amico con problemi di alcol morto dopo che l'ha licenziato: "Il mio rimorso più grande"
Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, si è raccontato in un’intervista, parlando anche di una vicenda con un suo amico, il suo “rimorso più grande”
Il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, ha rilasciato un’intervista nella quale ha parlato un po’ della sua carriera e del futuro, ammettendo quelle che lui stesso considera il suo “rimorso più grande”, una vicenda che ha riguardato un suo amico.
L’intervista a Oscar Farinetti
Tra pochi giorni Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, compirà settant’anni. Per l’occasione, l’imprenditore ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, durante la quale ha parlato del suo passato personale e lavorativo.
L’imprenditore, dirigente d’azienda e scrittore, nato ad Alba il 24 settembre 1954, è il figlio del partigiano Paolo Farinetti, a sua volta imprenditore e dirigente d’azienda, fondatore della catena Unieuro (della quale Oscar è attualmente proprietario).
Farinetti, autore anche di decine di libri, ha però iniziato il suo racconto proprio da ciò che più gli è mancato, ovvero la passione per la cultura: “Aver studiato poco da giovane, quindi aver scoperto la letteratura, l’arte e la fotografia a 50 anni. Però preferisco avere rimorsi che rimpianti”.
Il rimorso più grande di Oscar Farinetti
E proprio parlando di rimorsi, Farinetti ha raccontato di quello che lui considera il più grande: “Un mio caro amico aveva un grave problema di alcol. Ho cercato di aiutarlo offrendogli un posto di magazziniere, che ha mantenuto per dieci anni”.
“Però rubava, un giorno le telecamere lo hanno inchiodato e l’ho dovuto licenziare – continua a raccontare – Dopo un mese è morto, bruciato vivo nella sua mansarda perché si era addormentato fumando. Questa cosa mi ha dilaniato”.
“Tornassi indietro non lo licenzierei – ha poi detto Oscar Farinetti in conclusione del racconto di questo episodio – spiegherei ai colleghi che tenerlo è un gesto d’amore”.
Il sogno nel cassetto
Farinetti ha però parlato anche di lavoro e della “sua creatura”, Eataly, inaugurata nel 2004 e controllata per il 40% da lui, per il 40% da alcune cooperative del sistema Coop e per il 20% da un fondo di investimento: “Quando aprimmo a New York profetizzai: faremo 50 milioni di dollari, e tutti a dire che ero matto. Poi ne ho fatti 84 il primo anno. Ora ne fa 105”.
Ma Farinetti non è stato sempre un uomo dalle enormi risorse, dato che quando si sposò non aveva “il becco di un quattrino, solo debiti. Mi ha salvato mia moglie, che faceva la supplente di matematica e poi ha vinto il concorso all’istituto bancario San Paolo: grazie a lei ogni 27 del mese arrivavano 600 mila lire”.
Per il futuro però, il pensiero ricorrente è quello di pubblicare un romanzo, che in realtà è stato già scritto ma che aspetta prima la pubblicazione di 21 racconti: “Su Wikipedia sono imprenditore, dirigente d’azienda e scrittore. Vorrei che lo scrittore passasse dal terzo al primo posto”.