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Omicidio Laura Ziliani, l'ex vigilessa uccisa: tre ergastoli in Appello per Mirto Milani e le sorelle Zani

Ergastoli confermati per Paola e Silvia Zani e Mirto Milani al processo di secondo grado per l'omicidio di Laura Ziliani: tutta la storia

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Tre ergastoli: questa la sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello per gli imputati del processo per l’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa uccisa l’8 maggio a Temù (Brescia). Si tratta delle figlie della vittima PaolaSilvia Zani, e di Mirto Milani, marito di quest’ultima. Con questa decisione la Corte d’Assise d’Appello conferma in secondo grado la sentenza emessa in primo grado. Secondo i giudici i tre avrebbero ucciso Laura Ziliani per “gratificare l’ego del gruppo e celebrare adeguatamente la coesione”.

Tre ergastoli

Venerdì 22 novembre la Corte d’Assise d’Appello ha emesso la sentenza alla chiusura del processo di secondo grado contro le sorelle Paola e Silvia Zani e il marito di quest’ultima, Mirto Milani.

Secondo i giudici il trio avrebbe agito per “gratificare l’ego del gruppo e celebrare adeguatamente la coesione”, dunque non è stato spinto da motivazioni di natura economica né dall’odio.

I carabinieri sul luogo del ritrovamento del corpo di Laura Ziliani a Temù, il 9 agosto 2021. Per il suo omicidio la Corte d’Assise d’Appello ha confermato gli ergastoli per le figlie Paola e Silvia Zani e per il marito di quest’ultima, Mirto Milani

Nel corso dei primi interrogatori, dopo la confessione, le figlie della vittima avevano riferito di aver ucciso la madre dopo i “ripetuti tentativi di mia madre di ucciderci“. Lo aveva detto, nello specifico, Silvia Zani. Secondo loro la donna “voleva liberarsi di noi”, quindi “nel 2020 pensammo al modo in cui risolvere il problema, cioè ucciderla“.

Secondo il gip Mirto Milani avrebbe manipolato le due donne. I tre imputati avrebbero costituito un trio amoroso: Milani era sposato con Silvia Zani ma aveva una relazione extraconiugale con la sorella Paola.

L’omicidio dell’ex vigilessa Laura Zilani

L’8 maggio 2021 Laura Ziliani, 55 anni, scompare da Temù (Brescia). La 55enne si è recata presso il piccolo borgo di appena 1100 anime, partendo da Brescia, per trascorrere la Festa della Mamma insieme alle figlie Silvia e Paola Zani e il genero Mirto Milani. Improvvisamente la donna scompare.

Le figlie lanciano l’allarme e diffondono appelli. Nel tempo, sul letto del torrente Fiumeclo vengono trovate, in tre tempi diversi, una scarpa della donna, una seconda scarpa e un paio di jeans. Gli investigatori rilevano che il contapassi della vittima ne ha segnati appena 38 nel giorno della scomparsa, dunque stringono il cerchio intorno alle figlie di Laura Ziliani.

Soprattutto, i telefoni delle due ragazze in quel tragico 8 maggio hanno agganciato le celle corrispondenti ai luoghi del ritrovamento degli effetti personali della donna. Il 9 agosto il cadavere di Laura Ziliani viene rinvenuto nell’argine del fiume Oglio. L’autopsia stabilisce che la vittima è stata storditasoffocata. Il 24 settembre dello stesso anno scattano le manette per Paola, Silvia Zani e Mirto Milani.

Come è morta Laura Ziliani

Mirto è il primo a confessare, poi parlano Silvia e Paola. Come già detto, le figlie della vittima raccontano di aver ucciso la madre in quanto consapevoli della sua volontà di ucciderle, ma gli investigatori non troveranno alcun riscontro in tal senso.

Il trio confessa di aver stordito la vittima facendole mangiare dei muffin con benzodiazepine per poi tentare di soffocarla con un sacchetto di plastica. Dato che la donna non moriva, hanno provveduto a strangolarla con le loro stesse mani.

A dare una svolta alle indagini sono state anche le dichiarazioni della terza figlia della vittima, Lucia Zani, disabile. La ragazza ha raccontato agli inquirenti del rapporto conflittuale tra la madre e le due figlie, le quali “la trattavano male” rimproverandole sovente di non fare abbastanza per il loro mantenimento.

Fonte foto: ANSA

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