Omicidio Laura Ziliani, la confessione della figlia al processo: il racconto dello strangolamento e le scuse
L'omicidio della ex vigilessa di Temù: i dettagli del crimine ripercorsi durante il processo
Nelle scorse ore, in corte d’assise a Brescia è proseguito il processo per l’omicidio di Laura Ziliani, l’ex agente di Polizia Locale (55 anni) scomparsa a Temù (Brescia) nel maggio del 2021 e poi ritrovata morta l’estate successiva. Sono state raccolte le versioni degli imputati, vale a dire Paola e Silvia Zani, due delle tre figlie della vittima, e Mirto Milani (fidanzato di Silvia). I tre, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, avevano confermato di aver commesso il delitto solo dopo parecchi mesi di carcere, la scorsa estate.
- Omicidio Laura Ziliani, la versione della figlia Silvia Zani
- Il piano per uccidere Laura Ziliani
- Le scuse della figlia
- La confessione di Mirto Milani
Omicidio Laura Ziliani, la versione della figlia Silvia Zani
Come riferisce Brescia Today, la prima a parlare in aula è stata Silvia Zani che al pubblico ministero Caty Bressanelli avrebbe spiegato i rapporti con la madre e perché sia nato il piano per ucciderla.
“Tutto – ha detto Silvia – è cominciato quando abbiamo iniziato ad avere paura di lei. Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300% che ci volesse uccidere. Eravamo spaventatissimi. Non so perché volesse farlo, forse perché ero una rompiscatole o volevo gestire gli immobili che abbiamo ereditato dopo la morte di mio padre in modo diverso”.
Un frame del processo in corso a Brescia
Silvia Zani ha quindi sostenuto che si siano verificati episodi (presunti e mai dimostrati) in cui la madre avrebbe provato ad avvelenare lei, il fidanzato Mirto e la sorella minore Paola con del latte allungato con la candeggina, un vasetto di Nutella con una patina oleosa, del sale mischiato con la soda caustica.
“Non so se la mamma ci volesse davvero bene – ha aggiunto la 29enne -, diceva sempre che non voleva avere figli”.
Il piano per uccidere Laura Ziliani
Il piano per uccidere Laura Ziliani sarebbe stato pensato prendendo spunto da alcune serie televisive. “Volevamo fosse veloce, indolore, che non se ne accorgesse neanche”, ha dichiarato in aula Silvia Zani che con gli altri due imputati avrebbe fatto diversi esperimenti con erbe velenose e semi di ricino.
Come ormai noto, l’ex vigilessa di Temù sarebbe stata prima drogata – con dei muffin corretti con benzodiazepine – e poi soffocata tramite strangolamento nel letto.
La 29enne ha fornito i seguenti dettagli a riguardo della notte dell’omicidio: “Il giorno dell’omicidio tutto si è svolto in modo normale, ha mangiato quel maledetto muffin che avevamo preparato per lei e verso le 23.30 è andata a dormire. Noi dormivamo da circa un’ora, poi ci siamo svegliati e abbiamo iniziato a discutere, Mirto voleva desistere con questa idea mostruosa, a un certo punto io ho preso coraggio”.
“Paola mi ha seguita e poi l’abbiamo soffocata, non è stato come ci siamo immaginati, non è stato per nulla indolore, credevamo sarebbe stato più rapido, non volevamo che se ne accorgesse, speravo che non si svegliasse. È un’immagine orribile, al momento ci sembrava la cosa più umana”, ha raccontato Silvia.
Le scuse della figlia
Il cadavere di Laura Ziliani è stato poi trasportato in montagna e sepolto vicino al fiume Oglio dove tre mesi più tardi venne ritrovato. Al termine dell’interrogatorio del pm, Silvia ha chiesto scusa, piangendo, ai parenti: “Voglio chiedere scusa a tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutti. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma“.
La confessione di Mirto Milani
Milani ha confermato quanto emerso in precedenza: “Io stesso con una siringa ho messo 30 gocce di benzodiazepine in ogni muffin e poi mi sono messo sotto il letto della camera di Paola perché Laura non sapeva che io fossi a Temù”.
A un certo punto Milani ha detto di aver avuto un momento in cui ha consigliato alla compagna e alla sorella di fermare il piano criminale: “Allora ho iniziato ad avere i primi dubbi, ho detto che dovevamo fermarci e Silvia ha imprecato contro di me, uscendo dalla stanza e portandosi dietro Paola. Poi ho sentito un grido soffocato e nella penombra ho visto Silvia che strangolava Laura mentre Paola la teneva ferma”.
Milani ha ammesso “i fatti così come sono stati contestati. I fatti sono accaduti come sono stati descritti da Silvia Zani. Mi voglio scusare per quanto è accaduto. Avevo confessato questo mio pentimento agli psicologi e agli psichiatri durante la pausa dell’interrogatorio. In quell’occasione ho avuto un crollo emotivo”. Ha poi dichiarato di aver meditato il suicidio.