Nuovo farmaco per l'Alzheimer approvato negli USA: rallenta l'avanzare della malattia, ma non sarà per tutti
Una nuova cura per l'Alzheimer è stata approvata negli Stati Uniti: rallenta la progressione della malattia nei soggetti in stato non avanzato
Una nuova cura per l’Alzheimer promette di rallentare il declino cognitivo dei pazienti. Il farmaco è stato approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, ma saranno necessari ulteriori test. E non mancano le voci critiche.
- Colpiti i meccanismi alla base dell'Alzheimer
- I limiti del nuovo farmaco contro l'Alzheimer
- I possibili effetti collaterali
Colpiti i meccanismi alla base dell’Alzheimer
La Food and Drug Administration (Fda), l’ente americano alle dipendenze del Dipartimento della salute che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha autorizzato l’impiego del nuovo farmaco Leqembi per il trattamento del morbo d’Alzheimer.
Il nuovo farmaco è stato sviluppato dai giapponesi dell’azienda Eisai e dagli americani di Biogen.
A differenza dei trattamenti della generazione precedente, lo scopo di Leqembi non è alleviare i sintomi dell’Alzheimer, ma andare a colpire i meccanismi che sono alla base della progressione della malattia, come ha spiegato Billy Dunn, direttore del dipartimento di neuroscienze presso il Center for Drug Evaluation and Research della Fda.
Dopo vent’anni di insuccessi, in tempi recenti la ricerca contro l’Alzheimer sembra dunque aver subito un’accelerazione: lo scorso anno è stato approvato un primo farmaco, l’Aducanumab, finalizzato a contrastare il declino di questa malattia i cui casi sembrano aumentare. Oggi arriva il nuovo farmaco Leqembi.
I limiti del nuovo farmaco contro l’Alzheimer
Ma ci sono dei limiti: il farmaco è efficace solo nel trattamento di quei pazienti che non hanno ancora raggiunto uno stadio avanzato della malattia.
Un altro limite è rappresentato dal costo della terapia: secondo quanto riportato dai media americani ogni anno di trattamento costerà circa 26mila dollari.
E non solo: la Fda ha dato al farmaco un via libera accelerato, dunque saranno necessari altri studi per verificare con più precisione efficacia della terapia ed eventuali effetti collaterali.
Non mancano le voci critiche. Matthew Schrag, ricercatore in neurologia presso la Vanderbilt University taglia corto: “La maggior parte dei pazienti non noterà la differenza. Parliamo di un effetto piuttosto piccolo e probabilmente al di sotto della soglia di ciò che definiremmo clinicamente significativo”.
Schrag commenta i risultati dei test svolti dalla società Eisai e finalizzati a monitorare l’andamento di memoria, il giudizio e altre capacità cognitive nei soggetti a cui è stato somministrato il nuovo farmaco contro l’Alzheimer.
Tali soggetti sono stati monitorati secondo una scala di 18 punti. I loro progressi sono stati quantificati in mezzo punto, rispetto ai soggetti di controllo non trattati con Leqembi.
Un risultato che gli scienziati hanno quantificato in un ritardo di 5 mesi nella progressione della malattia.
I possibili effetti collaterali
‘RaiNews’ riporta il parere di Joy Snider, neurologo della Washington University di St. Louis secondo il quale “questo farmaco non è una cura. Non impedisce alle persone di peggiorare, ma rallenta in modo misurabile la progressione della malattia. Ciò potrebbe significare per qualcuno avere da sei mesi a un anno in più per essere in grado di guidare”.
E Sam Gandy del Mount Sinai Hospital si concentra sui possibili effetti collaterali: “I pazienti a maggior rischio di sanguinamento durante il trattamento con Leqembi sono quelli che assumono fluidificanti del sangue o medicinali usati per prevenire l’ictus”.