Lotta all'Alzheimer, arriva il primo farmaco. Burioni esulta
Approvato negli Stati Uniti il primo farmaco in grado di contrastare il morbo di Alzheimer
Dopo vent’anni di insuccessi nella ricerca scientifica sulla lotta al morbo di Alzhaimer, la Fda statunitense ha approvato il primo farmaco in grado di contrastare il meccanismo della malattia, l’Aducanumab. Una novità accolta con favore da Roberto Burioni, che sui social parla di “giornata storica”.
È il primo trattamento che interessa in modo specifico il contrasto al processo degenerativo della malattia e che non si limita ad aggredire i sintomi della demenza. Un risultato che negli ultimi anni è apparso come il ‘sacro Graal’ della medicina.
Non si può però parlare ancora di svolta in quanto quello deciso dall’ente regolatore americano è un via libera condizionato che è stato deciso nonostante l’opposizione della commissione indipendente di esperti dell’agenzia, secondo i quali non ci sono prove sufficienti che dimostrino l’efficacia del farmaco.
La Fda ha ammesso che gli studi presentati dall’azienda che l’ha messo a punto – la Biogen – non hanno fornito prove di efficacia complete. Per questo la casa farmaceutica dovrà condurre un nuovo studio clinico. Se questo dovesse fallire nel dimostrare l’efficacia della molecola, l’agenzia revocherà l’approvazione.
La terapia consiste in una iniezione al mese per via endovenosa dell’Aducanumab e dovrebbe rallentare il declino cognitivo dei pazienti che si trovano allo stadio iniziale della malattia.
“È il primo farmaco dopo vent’anni che sembra poter aiutare i malati, ma non sarà per tutte le persone colpite da Alzheimer”, ha detto all’Ansa Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di neuroscienze-neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele Roma.
“Questo nuovo farmaco – ha spiegato – è il primo in grado di interferire con uno dei tanti ‘killer’, la proteina beta-amiloide ma per quello che ricordo ha potenziali effetti collaterali come microemorragie cerebrali”.
“Chi lo farà – ha aggiunto – ( stimo in Italia circa 100mila pazienti candidali se ci sarà l’ok dell’Ema e dell’Aifa) dovrà sottoporsi a risonanze magnetiche e aver documentato la presenza della proteina beta-amiloide”.