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Non una di meno protesta davanti alla Rai: "Nostro dolore, vostro lo share". Intervengono le forze dell'ordine

Protesta delle attiviste di Non una di meno innanzi alla sede della Rai: intervengono le forze dell'ordine

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Blitz di cinque attiviste di Non una Di Meno nella sede Rai di viale Mazzini durante la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Intorno alle 9.30 di sabato 25 novembre, un gruppo di donne si è così riunito davanti alla sede della Tv di Stato, accusando questa di “violenza mediatica”. Dopo poco le donne sono state fermate dalle forze dell’ordine.

La protesta delle attiviste contro la Tv di Stato

Nostro il dolore, vostro lo share“, hanno scritto sull’asfalto le attiviste che hanno inoltre esposto uno striscione riportante “vergogna”.

L’associazione, a proposito dell’iniziativa contro la Rai, ha pubblicato un lungo messaggio sui social.

“Non Una di Meno sanziona la contro la violenza mediatica, una delle molteplici forme della violenza patriarcale – si legge nel post -. Colpiamo la Sede Rai in quanto simbolo governativo, in opposizione al governo Meloni che pensa di poter rispondere alla violenza di genere con atti securitari, razzisti e sessuofobici”.

“Tutti sapevano cosa era successo a Giulia Cecchettin”

“Quando si sono perse le tracce di Giulia Cecchettin – scrive sempre l’associazione – lo sapevamo tutt3 cosa era successo, eppure i media hanno ricostruito la vicenda come se si trattasse di una “fuga d’amore”, alla stregua di una telenovela ed ora si soffermano sui dettagli macabri del femminicidi e si rincorrono dichiarazioni della famiglia in maniera morbosa”.

E ancora: “Questo giornalismo non ha nulla a che fare con la libertà di informazione né con il dovere di cronaca, non ha nessuna strumentale utilità, se non quella di attirare click e visualizzazioni e quindi di generare profitto, in uno squallido circo mediatico che quotidianamente minimizza, normalizza, giustifica e riproduce socialmente violenze, stupri e femminicidi. La spettacolarizzazione della cronaca senza un’analisi e una denuncia della valenza sistemica della violenza di genere è pornografia del dolore, è vittimizzazione secondaria“.

“Una pornografia del dolore – prosegue la nota – che accende i riflettori solo su alcuni casi-simbolo, mentre rimangono sotto-rappresentati i transcidi, le aggressioni e gli omicidi ai danni delle sex worker, e i suicidi di persone trans che si susseguono in un silenzio assordante. Una mediatizzazione forzata che colpevolizza le persone abusate e spesso anche i loro affetti, non ne rispetta la privacy e veicola l’idea che la violenza sia un problema individuale dovuto a qualche singolo e a cattive famiglie, un’emergenza da raccontare con fare voyeuristico per qualche settimana”.

“La violenza patriarcale è invece una questione strutturale che irradia ogni sfera della nostra quotidianità e che influisce lungo tutto l’arco della nostra vita”, conclude Non una di meno.

Le attivista portate al commissariato e poi rilasciate

Le 5 attiviste, dopo la protesta innanzi alla sede di Viale Mazzini, sono state fermate e portate in commissariato.

Successivamente sono state “liberate”, come ha reso noto, sempre tramite i propri profili social, Non una di meno.

Fonte foto: ANSA

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