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Neonato trovato morto a Bari in culla, autopsia svela l'ipotesi sulla causa del decesso per ipotermia

L'autopsia del neonato trovato morto nella culla termica a Bari conferma l'ipotermia come causa probabile del decesso: gli sviluppi delle indagini

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Il neonato trovato morto a Bari lo scorso 2 gennaio nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista sarebbe deceduto per ipotermia, secondo i primi risultati dell’autopsia. La Procura barese ha aperto un’indagine per omicidio colposo nei confronti del parroco e del tecnico che ha installato la culla nel 2014.

Neonato morto a Bari, i risultati dell’autopsia

L’autopsia sembra quindi confermare le ipotesi iniziali, che prospettavano l’ipotermia come probabile ragione del decesso.

L’esame sul corpo del neonato rinvenuto morto il 2 gennaio nella culla termica a Bari è stato eseguito presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico.


Don Antonio Ruccia è indagato per omicidio colposo

A eseguirlo è stato il professor Biagio Solarino, e ha confermato che il piccolo, secondo le prime analisi, avrebbe avuto meno di un mese di vita.

L’indagine sul parroco e sul tecnico

Nel frattempo la Procura di Bari ha aperto un’indagine per omicidio colposo, coinvolgendo sia il parroco, don Antonio Ruccia, sia il tecnico intervenuto sulla culla termica.

L’accusa è passata da abbandono di minori contro ignoti a omicidio colposo, un cambiamento di prospettiva scaturito dagli interrogatori del parroco e del tecnico.

La scoperta del neonato morto

Il corpo del neonato è stato scoperto per caso da Roberto Savarese, proprietario di un’impresa di pompe funebri, che si trovava in chiesa per un funerale verso le 9:30 del mattino.

“Quando sono entrato nel vano in cui si trova la culla non credevo ai miei occhi: ho provato molto dispiacere” ha raccontato Savarese al Messaggero, ipotizzando che il piccolo sia rimasto solo e al freddo per molto tempo.

La culla termica della chiesa, attiva dal 2014, aveva già salvato due neonati in passato, il primo nel 2020 e l’altro nel 2023, ma un possibile malfunzionamento è ora al centro dell’inchiesta.

In particolare le verifiche vertono anche su quanto era accaduto nel mese di dicembre, quando un blackout nella parrocchia aveva richiesto un intervento tecnico, e gli investigatori stanno verificando se ciò abbia contribuito al guasto.

Don Ruccia ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna segnalazione d’allarme, come previsto dal funzionamento della culla termica e già accaduto in passato nei due episodi simili.

 

Fonte foto: ANSA

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