Navalny un anno dopo l'arresto: "Non rimpiango di essere tornato in Russia, rifarei tutto". Il suo messaggio
L'oppositore russo Alexey Navalny si trova in carcere da un anno e ha affidato il suo commento a un post su Facebook
È passato ormai un anno da quando l’oppositore russo Alexey Navalny si trova in carcere. Nonostante questo, in un post sui social network Navalny ha affermato di non rimpiangere di essere tornato in Russia, dove è stato arrestato il 17 gennaio 2021 al suo arrivo a Mosca dalla Germania, dove era stato curato per un avvelenamento per il quale si sospetta l’intelligence del Cremlino.
Navalny un anno dopo l’arresto, il post sui social
In carcere con accuse ritenute di matrice politica, Alexey Navalny ha scritto un post sui social network: “L’ho fatto, non me ne pento per un secondo. Non sono riuscito a fare un solo passo nel mio Paese da uomo libero. Sono stato arrestato persino prima del controllo alla frontiera”.
“Dopo aver scontato il mio primo anno di prigione – ha spiegato Navalny – voglio dire a tutti esattamente quello che ho gridato a coloro che si erano radunati fuori dal tribunale quando una scorta mi ha portato a un furgone della polizia: non abbiate paura di niente. Questo è il nostro Paese e non ne abbiamo un altro”.
Navalny, appello dell’Ue per liberarlo
Intanto dal capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, è arrivato un appello per liberarlo: “L’Unione europea è stata chiara nel considerare l’accusa e il verdetto contro Alexei Navalny come politicamente motivati. Ribadiamo il nostro appello a Mosca a rilasciarlo immediatamente e a rispettare la misura provvisoria concessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la natura e la portata del rischio per la sua vita”.
Navalny a un anno dall’arresto: “Vive un inferno”
Quello di Navalny è un vero e proprio “inferno” e i suoi sostenitori sono sottoposti alle “brutali rappresaglie” delle autorità. Lo ha scritto in un comunicato Amnesty International, nel primo anniversario del ritorno in Russia e dell’arresto dell’oppositore del Cremlino.
Stando a quanto riferito dall’organizzazione, “negli ultimi 12 mesi le autorità russe hanno scatenato una campagna senza precedenti di repressione e rappresaglie contro il leader dell’opposizione ingiustamente incarcerato e i suoi sostenitori, distruggendo tutto ciò che rimaneva dei diritti alla libertà di espressione e associazione”.
Sarebbero decine i collaboratori e sostenitori di Navalny, ha affermto Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, che “devono difendersi da accuse costruite, mentre un numero crescente di loro è già in prigione. Nel frattempo le autorità hanno classificato le sue organizzazioni come estremiste”.