Muore per un selfie: 20enne sale sul tetto della sua ex scuola e precipita. Il dramma e i punti oscuri
Un 20enne si è arrampicato con un amico sulla tettoia delle scale della sua ex scuola ed è precipitato: morto in ospedale
Muore per un selfie a 20 anni: è successo a un ragazzo di Ripoli, in provincia di Firenze. Il giovane era salito sulla tettoia della scala anti incendio della sua ex scuola per scattare una foto ma è precipitato. Ricoverato in grave condizioni, il 20enne è morto.
Muore per un selfie, la ricostruzione dell’accaduto
Il dramma è accaduto all”istituto Gobetti Volta di Rovezzano, un rione del comune di Firenze, nella notte tra il 22 e 23 gennaio. Il giovane aveva scavalcato il cancello di ingresso della struttura nella notte tra il 22 e il 23 gennaio.
L’amico è stato ascoltato dai carabinieri e avrebbe ammesso che i due avevano intenzione di scattare un selfie dalla tettoia della scala anti incendio.
Quando il ragazzo è precipitato, forse per aver messo un piede in fallo, l’amico ha chiamato subito il 118 e i sanitari hanno subito trasportato il ferito con estrema urgenza a Careggi.
Muore a 20 anni per un selfie, i punti oscuri
Sentito due volte in caserma dai carabinieri, l’amico del 20enne morto ha spiegato di essere rimasto giù e di non aver seguito l’amico nel gesto spericolato.
Tuttavia, ci sono alcuni punti oscuri da chiarire. Quando ha cercato di andare a trovare l’amico in ospedale è stato di nuovo contattato dai carabinieri perché qualcosa non quadrava nel suo racconto.
Il telefono cellulare dell’amico, infatti, è stato trovato dai militari proprio sulla tettoia, vicino al punto da dove è precipitato l’amico, segno che anche lui si trovava lassù, così il ragazzo ha corretto la sua versione dei fatti. Al momento gli accertamenti sono ancora in corso.
Muore per un selfie, il racconto dell’amico
L’amico del 20enne precipitato dalla tettoia ha raccontato alla Nazione quella che ha lui stesso definito “una bravata da pischelli. Siamo entrati nel giardino scavalcando il cancello intorno alle 4. Il mio amico mi ha detto vieni, si va a vedere la scuola dove ho studiato. Siamo stati lassù meno di cinque minuti. Abbiamo dato un’occhiata intorno. No, nessuna intenzione di entrare nella scuola. Abbiamo fatto un piccolo video al volo…”.
Poi la “drammatica discesa. Io ero più indietro rispetto a lui. C’è una specie di muretto da saltare per arrivare alla piattaforma calpestabile della scala in metallo, il tutto coperto da una tettoia in lamiera. Io nel buio a un certo punto non l’ho più visto, l’ho chiamato forte, più volte, sono sceso giù a rotta di collo e l’ho trovato disteso. Non capisco come abbia fatto a cadere, che cosa sia successo. Ora sono qui, in ospedale però non ci fanno entrare. Ancora i medici non ci hanno detto nulla. Prego per lui”.