Morto don Michele Basso, il “prete del mistero” che custodiva in Vaticano decine di casse di opere d’arte
30 casse di opere d'arte sono state trovate in Vaticano in seguito alla morte di monsignor Michele Basso, collezionista con una collezione sospetta
Nei giorni scorsi si è spento monsignor Michele Basso, anziano canonico in servizio al Vaticano. Con lui se ne vanno i misteri legati alle 30 casse piene di opere d’arte sigillate sotto la cupola di San Pietro, sulle quali pesano numerosi sospetti.
La morte di don Michele Basso
Se n’è andato nel giorno dell’Epifania monsignor Michele Basso, anziano canonico del Vaticano, studioso, che ha scritto libri sulla Basilica di San Pietro e sulla Necropoli Vaticana nelle Grotte, appassionato collezionista di opere d’arte.
È stato trovato privo di vita sul suo letto, morto forse a causa di un arresto cardiaco. Da tempo lamentava acciacchi dovuti all’età, e forse per questo ha creato preoccupazioni il suo non rispondere al telefono per tutto il giorno.
Michele Basso lascia dietro di sé una mole di opere d’arte, ben trenta casse sigillate con l’autorizzazione della Segreteria di Stato e sistemate in un locale sotto la Cupola. Opere sulle quali la Procura di Roma aveva già indagato.
Il tesoro di don Michele Basso
All’interno delle casse conservate sotto la Cupola di San Pietro si troverebbero reperti di enorme valore storico, artistico, culturale ed economico.
Reperti archeologici di diversa natura, statue marmoree e lignee, dipinti su tela, tavole incise in rame e bozzetti su carta. Tra questi è presente anche una copia dei primi del Novecento del celeberrimo “Cratere di Eufronio”, un vaso etrusco il cui originale è conservato nel Museo di Villa Giulia.
Proprio questo vaso venne trafugato da dei tombaroli a Cerveteri nel 1971, per poi essere acquistato dal Metropolitan Museum di New York dopo essere stato esportato illegalmente negli USA. Dopo un lungo tira e molla diplomatico però, il reperto fece ritorno in Italia nel 2008.
Le indagini della Procura
E proprio su questo vaso è nato il dubbio forse più grande rispetto alla collezione segreta di don Michele Basso. Se l’originale è stato trafugato nel 1971, com’è possibile che la copia presente in Vaticano risalga agli inizi del Novecento?
Per monsignor Basso quella collezione era frutto di fatica, dedizione e ricerche portate avanti per anni, ma in seguito a un’indagine della Procura di Roma (poi archiviata) in Vaticano si cercò a più riprese di risalire all’origine dei reperti collezionati dal prelato.
Nel 2020 Papa Francesco volle avviare un’indagine interna sulla gestione della Fabbrica di San Pietro (un ente che gestisce l’insieme delle opere necessarie per la realizzazione edile e artistica della Basilica di San Pietro in Vaticano), ma già allora don Michele Basso affermò di non sapere nulla al riguardo.
Come disse al Messaggero riguardo la grande mole di opere in suo possesso: “È come ritrovarsi con tante scarpe nell’armadio. Alcune sono state comprate e altre sono state regalate”.
E adesso, con la sua morte, sarà ancora più difficile riuscire a fare luce su una delle collezioni d’arte più misteriose presenti in Italia.