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Matteo Messina Denaro, cosa è stato trovato nel secondo covo: l'ipotesi è che sia stato ripulito velocemente

Perquisito quello che si crede sia stato il secondo covo di Matteo Messina Denaro: cosa è trapelato

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Continuano le indagini nella camera blindata scoperta ieri in un appartamento del centro di Campobello di Mazara, distante soltanto qualche centinaia di metri dalla casa in cui ha dimorato Matteo Messina Denaro negli ultimi mesi. Secondo chi lavora al caso potrebbe essere un altro suo covo.

Il secondo covo, si attende l’esame delle impronte digitali

Per chiarire definitivamente se quel rifugio è effettivamente stato un altro luogo frequentato dal boss, bisogna attendere l’esito delle impronte digitali. I carabinieri del Ris sono al lavoro. Se dovesse emergere che non c’è traccia delle impronte del ‘Padrino’, rimarrebbero comunque da studiare diversi dettagli dell’appartamento.

Nell’abitazione di via Maggiore Toselli, celato dietro il fondo scorrevole di un armadio a parete di una stanza, è stato scoperto un piccolo bunker. Non è invece stato trovato il tanto ambito tesoro di Matteo Messina Denaro.

Matteo Messina Denaro, cosa è stato trovato nel secondo covo

Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, non sarebbero stati rinvenuti nemmeno i tradizionali pizzini mafiosi e tantomeno l’archivio di Totò Riina che, secondo alcuni pentiti, sarebbe finito nelle mani di Messina Denaro.

Dunque? Cosa è stato trovato? Qualche carta ancora da decifrare, dei monili e delle pietre apparentemente preziose, oggetti di argenteria, custodie di gioielli e scatole vuote.

La Guardia di Finanza si è diretta subito in quel piccolo bunker in quanto, in base alle indagini, nutre la certezza che in quella camera segreta Matteo Messina Denaro ci abbia messo piede più volte di recente.

L’ipotesi del ‘covo’ ripulito prima dell’arrivo degli agenti

Poco prima dell’ora di pranzo gli investigatori del Gico e del Ros sono andati a colpo sicuro nell’anonima palazzina a due piani tra i vicoli del paese, di proprietà di Errico Risalvato, 71 anni, originario di Castelvetrano come Messina Denaro e già finito in manette nel 1998, coimputato del boss insieme ad altri presunti complici, processato e assolto nel 2001.

Risalvato è finito anche nel mirino di un’indagine nel 2019, venendo perquisito in una maxi-operazione della polizia contro una rete di presunti favoreggiatori dell’ex latitante.

Nelle scorse ore, quando le Fiamme Gialle e i Carabinieri sono giunti nel ‘secondo covo’, Risalvato ha immediatamente consegnato la chiave della porta blindata protetta dall’armadio a muro, affermando che quella stanza segreta altro non sia che un ripostiglio sicuro da lui utilizzato. Nessun accenno a Matteo Messina Denaro.

Non si esclude nemmeno l’ipotesi che in quel covo il boss avrebbe potuto tenere documenti scottanti e dei tesori ma che il tutto sia stato fatto sparire rapidamente dopo la notizia del suo arresto. I misteri attorno al ‘Padrino’ di Castelvetrano continuano ad essere tanti e, al momento, impenetrabili.

Fonte foto: ANSA
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