Mariupol rifiuta la resa, i russi preparano l'attacco finale: la città ha un ruolo chiave nella guerra
Mariupol, porto-chiave, se fosse conquistata dai russi permetterebbe di collegare la Crimea ai territori occupati del Donbass
Mariupol non si arrende e rispedisce al mittente, cioè a Vladimir Putin, l’offerta di un cessate il fuoco in cambio della resa. La situazione è tragica nella città portuale, zona chiave della guerra abbattutasi sull’Ucraina. La stessa Russia nelle scorse ore, dopo una serie inesausta di bombardamenti, ha parlato di “catastrofe umanitaria“. Il console greco di Mariupol ha affermato che la città è ormai completamente rasa al suolo e ne ha paragonato il destino a quello della siriana Aleppo.
Mariupol: l’offerta russa del “cessate il fuoco” in realtà era una richiesta di resa
Ieri sera i russi hanno proposto un “cessate il fuoco” a Mariupol, dietro a cui si è celato un invito alla resa. Secondo l’agenzia Interfax, il ministero della Difesa russo ha chiesto alle formazioni militari ucraine della città portuale di “esporre bandiere bianche per mostrare di essere pronti a un cessate il fuoco temporaneo”. A Mariupol sono state date poche ore per decidere. Alla fine non sono state accettate le condizioni dettate da Putin. Si continua a combattere.
Kiev ha così respinto la richiesta di consegnare Mariupol. La vicepremier Iryna Vereshchuk ha risposto all’ultimatum della Russia dichiarando che “la resa non è un’opzione”, spiegando che l’Ucraina chiede invece l’apertura di un passaggio sicuro con un corridoio umanitario.
Vereshchuk ha aggiunto all’Ukrainska Pravda che il ministero della Difesa russa ha inviato una lettera di 8 pagine “con riferimenti alla storia e altre sciocchezze. Hanno inviato la stessa lettera all’Onu, al Comitato internazionale della Croce Rossa e speravano che le organizzazioni internazionali reagissero e iniziassero a fare pressione sull’Ucraina, ma non è successo. Il Cicr e le Nazioni Unite capiscono che è una manipolazione russa e che i russi stanno tenendo le persone in ostaggio. Non si può parlare di resa. Ne abbiamo già informato la parte russa. Gli ho scritto: “Invece di perdere tempo con 8 pagine di lettere, aprite un corridoio umanitario”.
Mariupol: perché è una città chiave della guerra in Ucraina
Da anni la Russia ha messo gli occhi su Mariupol. Infatti, dal 2014 a oggi, sono state quattro le offensive che hanno portato le truppe russe e i ribelli di Donetsk dentro la città. Occupato dagli indipendentisti all’inizio di giugno 2014, il centro urbano fu poi liberato dalle forze ucraine. Dopo pochi mesi, ad agosto, un secondo attacco e poi un terzo all’inizio del 2015, prima della devastazione di questi giorni.
La popolazione è per oltre l’80 per cento russofona e fino a qualche tempo fa ha sempre votato in modo compatto per il partito filo-Putin. Ma da un po’ i residenti di Mariupol hanno cambiato idea sul Cremlino, sul suo inquilino e sui ribelli della vicina Repubblica popolare indipendente di Donetsk.
Ma perché Mariupol è ritenuto un luogo cruciale? Perché è un centro commerciale importante, essendo il secondo porto dell’Ucraina dopo Odessa. Ma soprattutto è fondamentale per ricongiungere via terra la Crimea – annessa dalla Russia nel 2014 – ai territori occupati del Donbass.
Se dovesse capitolare Mariupol, tutta la costa sarebbe sotto il controllo della Russia, che spadroneggerebbe nel Mar d’Azov. Alcuni analisti sostengono che, laddove la città venga conquistata, lo “Zar” potrebbe porre fine all’invasione, dichiarando che la sua “Operazione militare speciale” ha avuto successo.
In un simile scenario, i territori delle due repubbliche autoproclamatesi indipendenti sarebbero controllate da Mosca, la Crimea ricongiunta alla madrepatria e l’Ucraina fuori dalla Nato. Tuttavia, in questo momento, Zelensky non sarebbe disposto ad accettare tali condizioni. Così da una parte continuano a bombardare, dall’altra a difendersi con ogni mezzo.