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Latitante georgiana estradata in Italia per omicidio a Bari, era tra i 100 "più pericolosi". Tutte le accuse

Una latitante georgiana è stata estradata in Italia dove sconterà 21 anni di reclusione: era tra le persone più pericolose ricercate, ecco cosa aveva fatto

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Simone Gervasio

GIORNALISTA

Giornalista professionista, napoletano trapiantato a Milano, si occupa di cronaca, attualità, cultura pop e sport. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo, ha lavorato per diversi siti e redazioni. Oltre al web, ha avuto esperienze anche in tv e in radio

Una latitante georgiana è stata estradata in Italia: la donna era tra i 100 latitanti più pericolosi ed era ricercata per omicidio volontario e violazione della legge sulle armi. Dovrà scontare in Italia una pena di 21 anni di reclusione per aver fatto da basista nell’omicidio di un connazionale assassinato a Bari il 6 gennaio del 2012.

Chi è la latitante georgiana estradata in Italia

Si chiama Maka Katibashvili la donna 43enne ricercata a livello internazionale con “Red Notice Interpol”.

Nella giornata di venerdì 29 novembre è terminata la sua lunga latitanza con l’arrivo all’aeroporto di Roma Fiumicino. Alla cittadina georgiana vengono contestati i reati di omicidio volontario e violazione della legge sulle armi.

L’estradizione della latitante georgiana

Le accuse

Secondo le forze dell’ordine, Maka Katibashvili è affiliata all’organizzazione criminale georgiana di stampo mafioso, nota come “Thieves in law”.

Ha partecipato da basista, come ha appurato la Procura della Repubblica e dalla Squadra Mobile di Bari, all’omicidio di Revaz Tchuradze, anch’egli georgiano, assassinato a Bari nel gennaio del 2012. Per questo suo coinvolgimento, dovrà scontare in Italia oltre 20 anni di reclusione.

Alla base dell’omicidio c’era stato uno scontro tra clan georgiani per il controllo di settori del business legale.

La latitanza

La donna era riuscita ad entrare in possesso di una nuova identità grazie alla quale era sfuggita alla giustizia italiana. Nel 2017 si era rifugiata in Georgia dove si era sposata con un suo connazionale, con matrimonio fittizio. Così facendo, aveva cambiato cognome, ottenuto un nuovo passaporto e si era trasferita in Turchia.

È stata rintracciata dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

Fondamentale in tale attività è stata anche la collaborazione con la Squadra Mobile di Bari e le forze di polizia turche, il coordinamento con l’Esperto per la Sicurezza italiano in Turchia e il supporto del Ministero della Giustizia italiano nell’ambito delle attività diplomatiche, fa sapere in un comunicato la Polizia.

Fonte foto: Polizia

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