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La storia della studentessa di Torino che per il crack si prostituiva: "Per una dose facevo di tutto"

Il drammatico racconto della studentessa di Psicologia di Torino che si prostituiva per pagarsi il crack: cos'ha detto in Aula la ragazza

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Sta facendo discutere il racconto in Aula di una studentessa di Psicologia che a Torino, per pagarsi il crack, si prostituiva.

La storia della studentessa di Torino

A riportare il racconto della studentessa di Torino che per il crack si prostituiva è ‘La Repubblica’. Le sue parole: “Studiavo psicologia e per pagarmi il crack mi prostituivo. Facevo uso di stupefacenti. Li assumo ancora. Il crack è così. Pensi solo a quello e ne vuoi sempre di più. Se mi dicevano fai quello, io per il crack facevo quello. Anche per 5 euro”.

Il racconto in Aula della prima studentessa (ora ex, perché ha lasciato gli studi “a causa della droga”) che due anni fa ha denunciato il giro di prostituzione e spaccio nella casa del fumo a cento metri dalla Dora, è durato 4 minuti.

Il suo racconto è proseguito così: “Non mi piace prostituirmi. Non mi piace l’atto sessuale, ma quando fumo il crack ne voglio sempre di più. E se non ne ho, se non me lo danno subito, perdo l’embolo. Per questo lo faccio. A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack faccio qualsiasi cosa”.

La ragazza ha poi aggiunto: “Era Monique che mi invitava a feste dove mi offrivano da fumare e io andavo. Altre volte arrivavo io col mio cliente. Anche Monique partecipava ai festini, facendo uso di crack”. Ancora la ragazza: “I clienti chiamavano, venivano e avevano rapporti con tutti, Monique o anche io, o altre. Pagavano il crack e basta. Si mettevano lì e fumavano. Il crack purtroppo ti porta a volerne sempre di più”.

Alla domanda: “Si sta disintossicando?”, ha risposto: “Stiamo di nuovo lavorando per disintossicarmi, ma sono solo all’inizio. Dovrei andare in psichiatria. Non ci sono ancora andata. Ho la stessa testa di allora, l’ho sempre avuta”.

La casa del crack era in via Urbana a Torino.

La “casa del crack” a Torino

La “casa del crack” scoperta a Torino si trovava in via Urbino, nel quartiere Aurora. Da quella casa, si legge su ‘La Repubblica’, sono passate studentesse universitarie, lavoratrici, madri, tutte vittime del crack.

La piaga del crack a Torino e il processo

Si è concluso il filone dibattimentale del processo scaturito da una lunga indagine portata avanti dai Carabinieri.

Sul banco degli imputati c’erano i due presunti complici di Monique, transessuale condannato in abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione e 3mila euro di multa per sfruttamento della prostituzione. I due presunti complici sono stati assolti.

Uno dei due, come riportato da ‘La Repubblica’, ha detto: “Signor giudice, qui hanno fatto un castello, ma parliamo di drogati. Non sono un santo ma non sfrutto le persone. Adesso vado al Serd, ho smesso. Non c’era gente che diceva fai questo o quello. Eravamo solo dei drogati”.

Due spacciatori che rifornivano la “casa del crack” hanno patteggiato pene a oltre un anno di reclusione.

 

Fonte foto: iStock - IanMcD

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