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La Russia usa delle navi ponte per esportare il petrolio in Cina: un sistema speciale contro le sanzioni

In questo modo Mosca sta aggirando le sanzioni dell'Occidente e riesce a esportare le materie prime verso la Cina, l'India e gli Emirati Arabi Uniti

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Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

Mentre sempre più compagnie di logistica abbandonano la Russia per timore delle ricadute economiche per le sanzioni imposte dall’Occidente, stanno nascendo nuove tratte per trasportare il greggio dagli Urali. I nuovi modi di trasportare il petrolio sono più costosi e rischiosi, ma dalla Cina c’è chi è disposto a pagare un alto prezzo per garantire un flusso costante di importazioni. E così a Est si aggirano le sanzioni dell’Occidente.

Le nuove rotte del petrolio e l’asse tra Pechino e Cina

Il greggio sta viaggiando adesso verso la Cina partendo dal porto petrolifero russo di Kozmino, a 85 chilometri a Sud Est di Vladivostok, e raggiungendo la Corea del Sud. Lì i carichi vengono trasferiti su maxi petroliere che poi arrivano nella potenza orientale. Un sistema di navi ponte che sostituisce le vecchie tratte dirette e risolve il problema della mancanza di grandi navi cisterne in Russia.

Il Paese ha costi estrattivi del petrolio molto bassi, e può permettersi di vendere le materie prime a prezzi decisamente inferiori rispetto ai concorrenti e sotto le cifre del mercato, con il greggio quotato a 100 dollari al barile nelle Borse internazionali. L’asse tra Pechino e Mosca però non riguarda solo gli accordi per l’oro nero, ma potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici ed economici dell’intero globo.

La Russia vende il greggio a Cina, India ed Emirati Arabi

Il Cremlino si allontana sempre più dall’Europa, anche a fronte dell’imminente embargo sul petrolio russo su cui però i Paesi comunitari non hanno ancora trovato un accordo. I promotori della misura, come il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, ritengono però che a giorni l’Ue potrebbe muoversi in tal senso, tagliando le forniture da Mosca.

Che invece ha deciso di puntare sui mercati orientali, con la Cina, l’India e gli Emirati Arabi Uniti in pole position come acquirenti, a prezzi “calmierati”, del greggio.

Stabilimento di estrazione del petrolio.

Chi sono i concorrenti della Russia nella vendita del petrolio

Tutto a discapito di Iran e Venezuela. Anche Teheran ha usato la Cina per sfuggire alle sanzioni occidentali, e finora è stato il primo fornitore di petrolio. Tuttavia la materia prima persiana è di una qualità inferiore rispetto a quella che arriva dagli Urali, che ha meno contenuto di zolfo e quindi può essere raffinata molto più velocemente.

Insomma, la partita dell’oro nero potrebbe ridefinire i rapporti tra diverse potenze, oltre che spezzare ulteriormente i legami tra l’Occidente e il Cremlino. Con effetti a lungo termine sull’economia mondiale difficilmente prevedibili.

Fonte foto: ANSA
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